Nessuna sopresa, dopo il ko esterno in casa del Novara (3-1 il risultato finale in favore dei piemontesi), per l’esonero di Gian Piero Gasperini pareva essere solamente questione di tempo. Così è stato: circa un’ora fa, il sito ufficiale del club nerazzurro ha comunicato l’addio del tecnico di Grugliasco attraverso i soliti ringraziamenti di rito. 5 partite ufficiali tra campionato, Champions League e Supercoppa italiana in cui l’ex Genoa ha collezionato 4 sconfitte (Milan, Palermo, Trabzonspor, Novara) e un pareggio (quello contro la Roma), 5 gol fatti e 10 subiti.
L’Inter vista in queste gare, al di là dei moduli e degli uomini schierati, è apparsa costantemente in difficoltà, incapace di costruire un’azione di gioco – fatta eccezione per qualche lampo solitario di Wesley Sneijder – e sempre in affanno dietro, dove le distanze tra i reparti e la scarsa forma di molti interpreti hanno mandato spesso nel panico la retroguardia. Le prestazioni deludenti di molti veterani (Julio Cesar, Lucio, Milito), l’assenza di altri (Maicon, Stankovic) e l’impalpabilità dei nuovi arrivati (Alvarez, Zarate, Castaignos, Jonathan, lo stesso Forlan) hanno fatto sì che i campioni d’Europa e del mondo divenissero una sorta di spaesata Armata Brancaleone, guidata da un allenatore forse non all’altezza di un incarico simile. Un allenatore, inoltre, delegittimato in partenza, sia perché stato l’ultima scelta maturata in seguito a molteplici rifiuti di altri tecnici precedentemente contattati, sia perché immediatamente invitato da Moratti a rivedere alcune decisioni, dalla difesa a 3 all’impiego di Wesley Sneijder e di Giampaolo Pazzini.
Ora, a due giorni dalla trasferta di Bologna, l’Inter deve affannarsi per trovare un nuovo tecnico e cercare di non cestinare una stagione dopo appena 5 gare ufficiali. I nomi che girano sono molteplici, si parla di Claudio Ranieri, Luis Van Gaal, Bernd Schuster, Delio Rossi e molti altri, oltre alla soluzione interna di Luis Figo. Chiunque venga scelto, non avrà un compito facile: Gasperini avrà commesso i suoi errori, ma molto di quanto sta accadendo poggia le proprie radici su terreni differenti, nei quadri dirigenziali, dove si è riusciti nell’impresa di devastare una squadra che aveva vinto tutto.
Emanuele Mastrangeli
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