Con la vittoria al Torneo di Viareggio la squadra di Baroni ha messo in mostra diversi talenti che potrebbero avere un futuro roseo nel calcio che conta

Juventus Primavera

Una formazione della Juve Primavera (foto dalla rete)

Da pochi giorni si è concluso il consueto torneo di Viareggio che ha visto gareggiare tra loro le squadre “Primavera” di alcuni tra i più importanti club italiani (con alcune interessantissime outsider). Il torneo di quest’anno ha visto la Juventus imporsi sulla Roma, in una finale ad dir poco spettacolare tra due squadre ricche di elementi che sicuramente sarebbero quantomeno pronti per importanti esperienze in Lega Pro o serie Bwin.

Questo torneo ha, a mio avviso, messo in risalto un aspetto sul quale è doveroso soffermarsi: la Juventus sta cercando di tornare, dopo anni di anonimato, ai livelli che le competono; la dirigenza, in questa direzione, attraverso un progetto di “ricostruzione totale”, sta lavorando in modo molto serio e meticoloso, attenta non solo alla prima squadra ma vicina alle esigenze dell’intera società . La costruzione del nuovo stadio, con la conseguenza di aver anche risvegliato nei tifosi bianconeri la passione per i loro colori (negli ultimi anni si era indubbiamente affievolita), e la sempre maggiore importanza data al settore giovanile ne sono una palese dimostrazione.

Ecco, parlando di importanza data al settore giovanile risulta facile poi spostare il “tiro” sul torneo svoltosi pochi giorni fa. Ho avuto la possibilità di seguire alcune delle partite della competizione e mi sono convinto di una cosa: questa Juve si toglierà grandi soddisfazioni. Non mi riferisco soltanto alla vittoria finale (non dimentichiamoci però che nel calcio conta più di tutto il risultato) ma anche alla voglia, alla grinta, alla passione e alla qualità che i ragazzi di Baroni sono riusciti a manifestare in tutte le loro performance.


LE FACCE NUOVE: La Primavera bianconera è ormai da tradizione una compagine tra le più competitive a livello giovanile. Come se non bastasse la dirigenza ha di recente messo a segno alcuni acquisti veramente molto interessanti, assicurandosi le prestazioni di giovani ambiti da tutto il panorama calcistico europeo. Su tutti, non si possono non segnalare tre giovani di sicuro avvenire: Gouano, possente difensore francese prelevato dal Le Havre (squadra francese militante in Ligue 2), sempre attento e sicuro nelle chiusure (ricorda molto Thuram!), Guilherme Appelt Pires, giocatore brasiliano dagli ottimi fondamentali e molto ordinato, prelevato dal Resende (serie B brasiliana) e, ultimo in ordine di arrivo, Bouy, trequartista olandese prelevato dall’Ajax a parametro zero, grande bagaglio tecnico e sinistro chirurgico. Merita di essere menzionato anche il giovanissimo portiere rumeno Branescu (classe ’94!) che non ha per niente sfigurato e si è dimostrato all’altezza per tutta la durata del torneo. Quando si dice, futuro assicurato!

LA SQUADRA: Detto dei nuovi arrivi, analizzerei in questa sede l’intera rosa di mister Baroni, solito schierare i suoi con il modulo 4-2-3-1. Detto di Branescu (una sicurezza), la linea difensiva era solitamente composta da due terzini come Untersee e Liviero sempre molto attenti, diligenti, più concentrati sulla fase difensiva ma disposti anche a proporsi in zona offensiva per sostenere l’attacco. La coppia centrale è a mio avviso uno dei punti di forza della squadra: Gouano e Rubin hanno dato tranquillità e solidità al reparto e alla squadra non calando mai di concentrazione (ne sono una dimostrazione i pochi gol subiti nell’intero torneo).

Il centrocampo è composto da due mediani, Chibsah e Appelt. Se di quest’ultimo si è già parlato, vorrei anche spendere qualche parola per il talento ghanese, che mi ha letteralmente impressionato. Classe ’93, prelevato dal Sassuolo, Chibsah è il classico centrocampista muscolare, schermo onnipresente a protezione della retroguardia e sempre pronto, con dei fondamentali tecnici ed una corsa del tutto invidiabili per un ragazzo della sua età, a far ripartire le azioni dei bianconeri. In lui ho rivisto un po’ l’Emerson dei bei tempi: grande capacità di recuperare e calamitare palloni pericolosi, ma anche di ripartire con grande qualità. Centrocampista completo direi, che con Appelt Pires, classico playmaker che inizia le azioni dando ordine e geometria alla squadra (azzarderei: il Pirlo del futuro!) forma una coppia di mediani di tutto rispetto.

A completare il centrocampo, oltre a Bouy il quale, nonostante le buone prestazioni sfoggiate, ha comunque l’alibi di essersi inserito da poco nel gruppo e quindi di non aver ancora assimilato a pieno l’idea di gioco di Baroni (le premesse sono in ogni caso molto confortanti), ritroviamo i due esterni Spinazzola e De Silvestro. Segnatevi questi nomi, parliamo di due giocatori formidabili, la vera forza dei questa Juventus e perché no, considerando anche l’importanza che Antonio Conte da agli esterni nei suoi schemi di gioco, della Juventus del domani.

Che tipo di giocatori sono Spinazzola e De Silvestro? Bé, è anche facile immaginarselo: esterni rapidissimi e molto tecnici, letali nell’uno contro uno, abbastanza concreti quando arrivano negli ultimi metri e anche molto disposti a tornare e sacrificarsi per la squadra (particolare quest’ultimo fondamentale in quanto indice di grande umiltà e impegno, attributi necessari per poter ambire ai più nobili palcoscenici).

A completare la squadra manca il capitano, la punta centrale che aveva il non semplice compito di finalizzare l’importante mole di gioco che la Juve sistematicamente costruiva. Su Libertazzi (classe ’92, quindi non più giovanissimo) vorrei però fare una breve premessa: il mio pensiero è infatti molto in linea con le dichiarazioni di Ciro Ferrara, che ha assistito a molti match del Viareggio, secondo cui è un peccato vedere giocatori del ’92, di qualità, come appunto Libertazzi (penso anche a Viviani o Nego della Roma ), gareggiare in certe competizioni e non magari essere già in categorie superiori a fare esperienza o perché no in prima squadra. Dopotutto stiamo in questa sede discutendo del grosso problema e della “malattia” che il calcio italiano si sta da anni portando addietro, le cui conseguenze, poi, sono ben visibili se si guarda ai risultati delle italiane contro rappresentative straniere negli ultimi anni (penso all’eccezione dell’Inter del “Triplete”, un’ Inter che comunque aveva pochissimi italiani in rosa e che era allenata dal miglior allenatore al mondo, Jose Mourinho; la realtà dice infatti che quest’anno abbiamo perso un posto in Champions League).


Si diceva di Libertazzi, la classica prima punta, forte fisicamente, abile nel gioco di sponda, nel far salire la squadra e in primis ottimo finalizzatore. Il giocatore ideale per una squadra del genere, con esterni molto rapidi che mettono invitanti palloni in area e centrocampisti come Appelt e Bouy che sanno di sovente pescarti con giocate e lanci al millimetro. Libertazzi è il leader, un giocatore molto carismatico, uno che da anni milita nella seconda squadra bianconera e che adesso tutti gli juventini vorrebbero ammirare in contesti diversi da quelli della Primavera (ricordo che è un classe ’92). Dico questo perché il giocatore a mio avviso ha le qualità, e l’età, per sfondare e soprattutto ritengo che sarebbe Lui stesso il primo a meritarsi, per l’impegno e l’abnegazione sempre mostrati nelle trafile giovanili, palcoscenici più importanti. Insomma gli auguriamo una carriera splendida (così come ad esempio se la sta lentamente costruendo Ciro Immobile, altro attaccante prodotto del vivaio bianconero che si sta affermando nel Pescara in B e che la società tiene molto in considerazione).

Nicola Ledri