Il caso del calciatore del Cosenza Donato Bergamini morto in circostanze ancora misteriose nel novembre del 1989
Non si muore finché si vive nei cuori di chi resta. E questo può gridarlo forte dal cielo Donato “Denis” Bergamini, “il calciatore suicidato”, come lo ha soprannominato il giornalista Carlo Petrini. Una giovane promessa del calcio, trovato morto il 18 novembre 1989 a soli 27 anni a Roseto Capo Spulico, in provincia di Cosenza. Fascicolo chiuso troppo presto con sopra il timbro “suicidio”, nonostante niente tornasse nelle indagini. I tifosi, i compagni di squadra del Cosenza, ma soprattutto la sua famiglia ha sempre lottato per riaprire il caso, e finalmente dopo 22 anni la procura ha sentito il loro grido di dolore.
Al funerale del giocatore partecipano 10 mila persone portando uno striscione, e Michele Padovano nella gara seguente indossa la maglia numero 8, quella di Denis, per dedicargli un gol, e a suo figlio darà proprio il nome dell’eterno amico. Viene intitolata al calciatore la curva Sud dello stadio cosentino e negli spogliatoi posano un mezzo busto del ragazzo. Su facebook viene fondato il gruppo ‘Verità per Donato Bergamini’ e il 27/12/09 si svolge il primo ‘Bergamini day’, in cui viene chiesta la riapertura delle indagini e nel 2010 se ne fa un secondo.
Chi era Donato Bergamini: Nasce il 18 settembre 1962 ad Argenta (Ferrara). Nella stagione 82/83 inizia la sua carriera da centrocampista in Interregionale con l’Imola, e l’anno successivo passa al Russi, nella stessa categoria, e vi rimane per due stagioni. Nel 1985 fa il salto e viene acquistato da una squadra di C1, il Cosenza, con cui conquista la promozione in serie B dopo 24 anni di assenza dal campionato cadetto al termine della stagione 87/88. A causa di un infortunio riesce a giocare solo 16 partite, ma a fine stagione ha diverse richieste sul mercato. Il Parma fa di tutto per ingaggiarlo, ma il Cosenza vuole disputare un campionato di vertice e lo dichiara incedibile, confermandolo per un’altra stagione, l’ultima della sua carriera. In Calabria si fidanza con Isabella, una ragazza del posto, e divide l’appartamento con Michele Padovano, compagno di squadra e amico fraterno.
Donato tronca il fidanzamento con Isabella e da quel momento, non si sa se sia una coincidenza o no, comincia a ricevere telefonate che lo oscurano. Ne racconta un episodio suo padre Domizio e anche i compagni di squadra; questi ultimi sanno che Denis è buono e ingenuo, e temono si sia messo in qualche guaio involontariamente. La sua ultima mattina di vita Denis mostra orgoglioso un assegno di 10 milioni di lire ricevuto dalla società come premio, compera i biglietti per Natale e pensa già alla gara della domenica contro il Messina. La sera stessa il suo cadavere viene rinvenuto sulla statale 106 Ionica.
Le dichiarazioni. Isabella Internò, la sua ex fidanzata, racconta che il pomeriggio Donato aveva lasciato il ritiro della squadra e Donato le aveva chiesto di accompagnarlo a Taranto per acquistare dei biglietti per il traghetto diretto in Grecia, ma non esisteva nessuna nave dalla provincia pugliese per quella direzione. In auto i due iniziano a litigare e alle 19.30, mentre fuori cadeva una fortissima pioggia, Denis scende dall’auto, grida alla ex “Ti lascio il mio cuore, non il mio corpo” e si getta sotto un tir. L’autista del grande mezzo, Raffaele Pisano, dichiarerà poi che dopo l’impatto trascina il corpo per circa 60 metri, il tempo della frenata.
Il camionista al termine del processo viene assolto, perché privo di colpe in quanto è stato il calciatore a buttarsi. Gli esiti dell’autopsia, che riportiamo di seguito, ancora una volta non vengono nemmeno considerati.
L’autopsia. I genitori, appena ricevuta la tragica telefonata, corrono all’obitorio di Cosenza, ma il personale addetto gli comunica che il corpo è completamente distrutto e che non occorre l’autopsia; i Bergamini ci riflettono per quasi due mesi, poi la dispongono. Il referto dell’esame autoptico è sconcertante e sconvolgente: le ferite del cadavere non sono compatibili con il racconto del camionista e della ex. Il calciatore è stato, secondo i medici legali, investito parzialmente dal tir che andava a bassa velocità, e in quel momento Donato era già disteso sulla strada.
Ma il particolare più clamoroso è che secondo l’autopsia il calciatore è morto per dissanguamento, causato da una ferita compatibile con arma da taglio sulla parte destra del bacino. Non ci sono altre ferite consistenti, né ossa rotte, quindi l’autopsia dichiara che non c’è stato nessun tuffo sotto le ruote né trascinamento. I genitori del ragazzo non riescono a recuperare nemmeno i vestiti del figlio, ma solo le scarpe di camoscio indossate quella sera e procurate da due factotum del Cosenza, Domenico Corrente e Alfredo Rende, che chiedono di mantenere segreto il gesto con la promessa che a fine campionato chiariranno alcune cose, ma i due muoiono in un incidente d’auto nello stesso tratto di strada di Denis dopo l’ultima di campionato.
La svolta. Escono nuovi elementi sul caso in quell’anno. Si scopre che era stato un pregiudicato locale, a presentare nel 1985 la sedicenne Isabella a Denis, e sempre nello stesso anno vende al calciatore una Maserati biturbo a buon prezzo. Nell’auto vengono scoperti due doppifondi come quelli usati per il trasporto della droga. C’è poi la pista del totonero e delle partite truccate.
Riaprono le indagini. Il 29 giugno 2011 la procura di Castrovillari riapre le indagini incaricando i Ris di Messina di riesaminare i reperti. I moventi dell’omicidio sono tre: droga, totonero o delitto d’onore (per aver rotto il fidanzamento con Isabella). Il 22 febbraio i carabinieri ribadiscono i risultati dell’autopsia e ne aggiungono di nuovi: Donato Bergamini era già morto quando è stato messo sull’asfalto e le ruote del camion sono servite a coprire le ferite di un coltello. Le foto, infatti, mostrano l’orologio e la catenina intatte, ma soprattutto il corpo in buone condizioni. Se invece fosse stato trascinato i due monili sarebbero in mille pezzi e la salma sarebbe dilaniata.
Ora mancano solo le conclusioni della procura, che non ridarà Denis alla sua famiglia e ai suoi tifosi, ma gli permetterà almeno di riposare in pace e di dare le risposte che meritano a chi le aspetta da 23 anni.
Le due squadre d’esordio di Bergamini, Imolese e Russi, insieme all’Argentana, squadra della sua città Natale, organizzano per lui un memorial giunto quest’anno alla sesta edizione. Il triangolare verrà disputato mercoledì 9 maggio 2012 nel campo sportivo ‘Denis Bergamini’ di Boccaleone.
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Fonti. Settimanale cartaceo Grand Hotel, gruppo facebook ‘verità per Donato Bergamini’ (da cui abbiamo tratto anche la foto), siti vari e racconti.
Lara Facchini