Focus su un giovane attaccante inglese che negli ultimi due anni è maturato in maniera esponenziale affermandosi nei grandi palcoscenici, sia a livello di club che di nazionale.
Uno dei problemi che da anni affligge la nazionale maggiore inglese è stato, oltre a quello legato alla ricerca di un portiere affidabile, il poter disporre di una “spalla” di valore per il campionissimo Wayne Rooney. In questo caso il dilemma parrebbe risolto, il tutto grazie all’improvvisa ed inaspettata esplosione di Danny Welbeck, giovane punta classe 1990 di proprietà del Manchester United.
Danny, che è inglese di nascita ma di origine ghanese, cresce calcisticamente nei “Red Devils” e, dopo un paio di prestiti dai responsi molto positivi al Preston e al Sunderland, nel 2011 torna a casa imponendosi subito in prima squadra. Da quel momento in poi, questa giovane punta di colore è rimasta saldamente ancorata alla sponda rossa di Manchester e la sua maturazione calcistica è stata progressiva e costante. Questo a dimostrazione che il buon Sir Alex Ferguson (allenatore-manager del M.U.) si è subito reso conto di avere di fronte un giocatore unico, di qualità e di sacrificio, un atleta che scriverà pagine importanti del calcio britannico.
Atletismo, fisicità ed opportunismo: queste le qualità che Welbeck personifica maggiormente. Tante volte quando gioca non appare moltissimo (a volte non lo si nota per lunghi tratti della gara), in quanto quello che gli riesce meglio e con più naturalezza è il classico “lavoro sporco”, compito che solitamente ogni commissario tecnico richiede ad uno dei due attaccanti della rosa. Danny infatti è abilissimo nel giocare per la squadra: nel farsi trovare smarcato dando sempre un’opzione di passaggio a chiunque si trovi in difficoltà, nel mantenere il possesso della sfera per far salire e rifiatare i compagni e nel creare, attraverso tagli e movimenti intelligenti ed efficaci, spazi e corridoi per gli inserimenti dei centrocampisti.
Parliamo della classica “boa”, di un centravanti molto generoso che ha palesemente in testa il bene della squadra, prima ancora del proprio. Il tutto ovviamente è condito da una discreta media realizzativa (9 gol in 29 presenze nell’ultima stagione di Premier League), che altresì rappresenta il “tasto dolente” nel quale il giocatore deve migliorare e affinarsi; in ogni caso tempo (ricordiamo che è solamente un classe 1990) e qualità di base per raggiungere questo obbiettivo, affermandosi come attaccante completo sul panorama internazionale, non gli mancano.
Teniamo inoltre a rimarcare un aspetto molto importante: Danny Welbeck non è la classica prima punta che si limita a fare il “compitino” e a giocare solo ed esclusivamente per la squadra. Anzi, appena gli arriva il pallone lui lo tiene, lo scarica per il compagno sfruttando una eccellente tecnica di base, e poi si butta in area a cercare la via della rete, a cercare il gol sfruttando delle buone capacità fisiche e di stacco. Ci sarebbe poi molto altro da aggiungere. Giusto per fare un esempio: siamo circa al minuto ’70 della sfida tra Inghilterra e Svezia, Walcott va sul fondo da destra e mette in mezzo un pallone a mezza altezza; la sfera entra nell’area piccola dove appostato e pronto a colpire troviamo Welbeck, il quale però, oltre ad essere spalle alla porta, si trova leggermente avanzato rispetto alla traiettoria del traversone, in una posizione improbabile per poter battere a rete. Risultato? Danny alza la gamba destra e sfodera un colpo di tacco da favola, un colpo geniale da assoluto fuoriclasse. Il suo tiro (definirlo così risulterebbe comunque riduttivo) si insacca nella porta avversaria e la nazionale dei Tre Leoni porta a casa la partita assicurandosi tre punti fondamentali per il proseguo dell’Europeo.
Ecco, Welbeck è anche questo: un giocatore quasi completo che abbina qualità tecniche, senso tattico, spirito di sacrificio e giocate da “top player”, da fenomeno quale sicuramente diventerà. Di ciò ne siamo assolutamente convinti anche e soprattutto perché attributi quali maturità, pragmatismo, razionalità e umiltà sono già ben netti e delineati in questo atleta, e non possono far altro che sollecitarlo verso ulteriori progressi nell’immediato futuro. A questo punto della trattazione dovremmo aver dato ai nostri lettori lumi importanti circa i motivi per cui sia Ferguson, nel Manchester United , che Roy Hodgson, in nazionale, puntino e scommettano con continuità su questo ragazzotto di colore. E Welbeck dalla sua cerca di rispondere sempre presente alle chiamate dei suoi commissari tecnici, per non frustrare mai le innumerevoli aspettative che pendono sul suo conto e sulla sua immagine.
I supporter inglesi possono quindi fare sonni tranquilli: da quelle parti hanno già trovato una “spalla destra” forte, giovane e di livello per Wayne Rooney, un giocatore che oltretutto ha dei margini di miglioramento enormi. Good luck Danny!
Nicola Ledri