L’attaccante senegalese spiega in esclusiva al quotidiano ‘Il Resto del Carlino’ i motivi per cui non si è presentato al ritiro dell’Ascoli e rivolge un accorato appello al presidente Benigni.
N’Diaye Papa Waigo, l’attaccante desaparecido dell’Ascoli, ha deciso di spiegare i motivi per cui non si è presentato al ritiro bianconero, e lo fa in esclusiva sulle pagine del quotidiano nazionale “Il Resto del Carlino“. «Sono a Dubai. Sono stato nella sede dell’Ascoli due settimane fa per chiedere ai dirigenti bianconeri di lasciarmi andar via. Ho firmato un contratto per un anno con l’opzione per gli altri due e ho implorato i dirigenti di non farla valere perché ho gravi problemi familiari da risolvere e non posso rimanere all’Ascoli. Pensavo fosse tutto chiarito e invece mi sono ritrovato legato alla società bianconera fino a giugno 2014 senza possibilità di poter fare nulla».
Sono queste le prime parole del calciatore senegalese il quale ci tiene a spiegare meglio la sua posizione: «Voglio dire innanzitutto che non sono un bandito, non sono un ladro e non sono un irriconoscente. Voglio spiegare ai tifosi che ho amato questa maglia, ho sposato la causa dell’Ascoli da uomo d’onore e non sono scappato via come un “latitante”. La società sapeva benissimo che avevo delle necessità familiari e tuttora spero che capisca che non posso più tornare a giocare in Italia, ma neanche in Europa. La mia esperienza calcistica europea è finita. Ho questa opportunità a Dubai, ma la società araba non aspetterà il 30 agosto. Quindi se l’Ascoli non mi lascerà andar via prima tornerò in Senegal e smetterò di giocare, perché prima del calcio c’è la mia famiglia e io devo tutelarla».
Poi Papa Waigo precisa che i soldi non c’entrano nulla con la sua scelta: «Quando ho accettato di giocare nell’Ascoli ho rinunciato a tanti soldi che mi avrebbe dato la Fiorentina. Mi ha convinto il presidente Roberto Benigni, il suo progetto di voler salvare l’Ascoli nonostante i dieci punti di penalizzazione, il suo entusiasmo. Ho accettato la sfida perché volevo giocare e dimostrare di essere ancora determinante. Ho iniziato l’avventura nell’Ascoli con grande entusiasmo. Alla fine abbiamo compiuto un miracolo anche grazie ai miei 15 gol. Insomma, il mio dovere credo di averlo fatto in pieno e per questo ho chiesto alla società di lasciarmi andar via, in segno di riconoscenza per quello che avevo fatto insieme alla squadra e speravo che la dirigenza dell’Ascoli avesse capito».
Ritocco contrattuale. «L’Ascoli mi ha proposto un contratto molto più ricco del precedente pur di farmi rimanere, e se fossi stato un bandito, come qualcuno ha detto, li avrei accettati. Papa Waigo, però, è una persona seria, un uomo con dei princìpi, uno che non ha mai trascorso una notte in discoteca e non è andato in giro con altre donne. Nessuno sa il mio stato d’animo quando tornavo a casa dopo l’allenamento. Non ne ho mai parlato con nessuno, anche se nello spogliatoio sorridevo e scherzavo con tutti. Adesso chiedo solo di essere lasciato libero di andar via. Sono disposto a rinunciare agli stipendi, ai premi e a tutto quello che devo ancora avere. La società bianconera ha già guadagnato ingaggiando Papa Waigo lo scorso anno con uno stipendio minimo. Credo che un accordo si possa ancora trovare anche così. Vi prego, lasciatemi andar via».