Doveva rimanere in Germania: sarebbe stato meglio per tutti! Effenberg, duro come la roccia e odioso come pochi, scelse la Fiorentina e sprofondò in B!
La Nazionale di calcio della Germania è attualmente un variegato di oriundi che, in tutta onestà, offre un effetto atipico rispetto al passato e al pensiero popolare. In fondo nel mondo di oggi è normale la condivisione nello stesso paese fra turchi, sudamericani e africani; anzi, sarebbe grave se ciò non avvenisse. Una volta la Germania Ovest era una corazzata di panzer tutti massicci e alti, dotati di potenza e un furore agonistico superiori alla media umana… L’indimenticabile film Fuga per la vittoria, quello con Stallone, Pelé e altri calciatori famosi, può darci un esempio illuminante.
Ricordate la squadra dei tedeschi? Cipiglio comune da Schutzstaffel, fortissimi atleticamente, ognuno con lo sguardo fiero e arrogante; a dir poco insopportabili e tutti incavolati neri con gli avversari e col mondo. Quando il film uscì nelle sale, nel 1981, Stefan Effenberg aveva solo 13 anni: un vero peccato, in quella squadra sarebbe stato perfetto, come la birra con la pizza… Il ragazzone nato ad Amburgo il 2 agosto 1968 aveva, insieme al fisico, tutte le carte in regola per farne parte; in fondo era un buon calciatore e si faceva odiare al punto giusto. Insomma, proprio un pozzo di simpatia non era…
Qualcuno, in teoria, potrebbe criticare il suo inserimento nel folto club delle meteore, visto che Effenberg vanta una carriera lunga e vincente. Prima e dopo la sfortunata parentesi di Firenze, infatti, si era messo in mostra nella sua Germania e in particolare in due squadroni: il Borussia Mönchengladbach e soprattutto il Bayern Monaco. Colossi che non hanno bisogno di presentazioni, e Stefan il Terribile aveva garantito un rendimento soddisfacente.
Era un centrocampista di sostanza e quantità, che la stampa aveva persino paragonato a Matthaus. Quasi una bestemmia, però Effenberg non era mai stato una comparsa e c’era il suo contributo a tante vittorie di prestigio: una Coppa dei Campioni (2000/2001, e fu fondamentale nei rigori in finale col Valencia), una Coppa Intercontinentale, 3 campionati tedeschi, 2 Coppe di Germania, 3 Coppe di Lega e 2 Supercoppe nazionali. Tutti titoli griffati Bayern Monaco, eccetto una Coppa di Germania col Mönchengladbach. In Nazionale si fermò a 35 presenze con 5 gol; poteva raggranellarle molte di più ma fu sospeso dalla sua federazione per un gestaccio ai tifosi durante una partita con la Corea del Sud. Comincia ad emergere nel nostro racconto il lato oscuro di Stefan Effenberg, quello che disgraziatamente trovò lo sfogo maggiore nella Fiorentina di Vittorio Cecchi Gori. I tifosi toscani, che nei primi anni novanta sognavano l’alta classifica, videro nel suo acquisto il giusto tassello per il centrocampo viola. Sembrava il gemello cattivo dell’attore Dolph Lundgren, mentre invece si stava per materializzare qualcosa di impensabile…
L’ambiziosa Fiorentina, che aveva in rosa assi come Batistuta (16 gol), Ciccio Baiano (10) e Brian Laudrup, retrocesse in serie B al termine di uno dei campionati più balordi della sua storia. Un incredibile festival degli errori che coinvolse pure Effenberg, autore di gare troppo altalenanti per divenire il leader del centrocampo. 30 presenze e 5 gol furono il suo score apparentemente discreto, ma vanno aggiunte le scene d’isterismo, la rabbia quasi bestiale che riversava su arbitri, avversari e persino compagni. L’istrionico Vittorio Cecchi Gori ci mise del suo, esonerando l’ottimo Gigi Radice (che quando lasciò era in piena corsa per l’Europa) per piazzare in panchina Aldo Agroppi.
Il girone di ritorno fu un calvario a forti tinte viola, ma sarebbe ingiusto dare tutte le responsabilità e le colpe al presidente; in fondo chi scendeva in campo erano loro, i calciatori. E si parlò sovente di spogliatoio spaccato da liti e tensioni. Nel banco degli imputati finì anche e soprattutto lui, Stefan Effenberg; un maestro, quasi un professore universitario, nel creare polveriere e nel rompere l’armonia di gruppo. Essendo ancora sotto contratto, il tedesco rimase alla Fiorentina anche nel purgatorio della serie B; e con lui altri big che garantirono una cavalcata agevole (primo posto con 50 punti) per il ritorno nella massima serie. Per la cronaca, fu l’anno del debutto fra i pali del portierone Francesco Toldo. Effenberg giocò sul velluto, le sue capacità gli resero la vita estremamente facile e dominò tutti gli avversari; 26 presenze e 7 gol al suo attivo.
Almeno chiuse in bellezza la sua avventura italiana, per la serie meglio poco che niente. Effenberg rientrò in Germania e, come detto, chiuse dignitosamente la carriera: per lui pure i facili petrodollari del Qatar nell’ Al-Arabi nel 2003/2004. Firenze e l’Italia non gli mancano, e viceversa… Quando si è sposato, con una donna bellissima e altrettanto famosa, molti hanno sostenuto che, se avesse conosciuto questa sventola anni prima, la carriera avrebbe preso una svolta diversa, e in positivo. Ma sarà proprio così? Pare che la signora Effenberg abbia infatti trovato gli anticorpi necessari per addolcire l’aggressività di Stefan… Una donna in gamba, questo è poco ma sicuro! Sa sempre scegliere per il marito il regalo ideale per ogni anniversario di nozze: un sacco di boxe, l’attrezzatura da kickboxing, un set di pugni di ferro o una dozzina di manganelli. Effenberg, proprio un romanticone…
Lucio Iaccarino