L’ex rossonero, ora al Sion, rivela a France Football particolari degli ultimi mesi trascorsi al Milan

Gennaro Gattuso

Gennaro Gattuso (foto dalla rete)

Dire che quelli che Gattuso si sta togliendo dalle scarpe sono sassolini, sarebbe un eufemismo bello e buono. Vere e proprie frane si stanno staccando dalle suole dei mocassini di Gennaro Gattuso. Il suo addio al Milan ha fatto scalpore, ma non quanto le dichiarazioni che periodicamente rilascia riguardo alla sua ex-squadra. Nelle scorse settimane ci eravamo già soffermai sulle esternazioni dell’ex rossonero ma stavolta ci racconta, presso la rivista FranceFootball, il suo punto di vista del “nuovo” Milan, con tanto di aneddoti che, quantomeno, lasciano molto riflettere.

“Me ne sono andato perché non stavo bene in uno spogliatoio che un tempo era molto più facile da gestire. Con il fatto di essermi ammalato agli occhi, non ho potuto essere sempre presente, ma la malattia mi ha fatto vedere le cose da un altro punto di vista. Gli ultimi due o tre mesi ho notato cose mai viste in 13 anni di Milan. Quando c’era un allenamento alle 9,30, in molti arrivavano appena dieci minuti prima e nessuno diceva nulla. Io arrivavo con tre quarti d’ora d’anticipo, magari per fare esercizi, massaggi o solo per prendere un caffè in tranquillità, secondo una cultura frutto di anni d’esperienza.


Oppure quando c’era il pranzo all’una, certi arrivavano anche con 15 minuti di ritardo. Insomma c’era mancanza di rispetto delle regole. Credo molto nella nozione di gruppo e in una rosa di 25 giocatori se le regole non vengono rispettate c’è subito casino. Sono cose che fanno perdere energie. Era una situazione che innervosiva molto gli anziani del gruppo. Se passi il tempo a criticare chi arriva in ritardo togli energie al campo. Non mi sentivo più Rino Gattuso, in grado di affrontare la situazione. Così ho capito che era arrivato il momento di andarmene, anche se c’era un contratto di un anno pronto da firmare”.

Inoltre fa il punto anche su Gourcuff, che sbarcò a Milano con l’etichetta di vice-Kakà: “Era solo un ragazzo. Usciva troppo, arrivava in ritardo agli allenamento e il Milan è intervenuto troppo tardi”. Continua poi raccontando la sua attuale esperienza al Sion: “Per 13 anni mi sembra di aver praticato un altro sport. Forse il vero calcio invece è questo qui, dove devi farti le cose da te. Ma sono qui per la passione e la voglia di trasmettere qualcosa ai giovani. Anche se fisicamente non sono di certo inferiori a me”.

Mariano Fioretto