La storia dell’ex calciatore del Vicenza con un braccio amputato, a seguito di un incidente stradale, che torna a giocare a calcio.

Julio Gonzales al suo ritorno in campo con la maglia del Tacuary (foto dal web)

Non tutti sanno che il nome completo di Asunción, la capitale del Paraguay, è La Muy Noble y Leal Ciudad de Nuestra Señora Santa María de la Asunción.
Si capisce chiaramente il motivo dell’abbreviazione. Proprio nella città principale del Paese sudamericano, situata al confine sudoccidentale con l’Argentina, il 26 agosto 1981 nasce Julio Valentin Ferreira Gonzales.

Inizia a giocare a calcio in tenera età, nella scuola calcio dell’Olimpia, la più prestigiosa squadra paraguayana capace di vincere una Coppa Intercontinentale nel 1979, in finale con gli svedesi del Malmoe, e di perderne altre due (contro Milan e Real Madrid). Attaccante agile e rapido, con un buon fiuto del gol, Julio attira presto le attenzioni del Club Guaranì, squadra della provincia di Asunción, che lo tessera per il settore giovanile e lo fa esordire in prima squadra nel 2000, nella Serie A paraguayana.

“Da lì – ci racconta Julio – non ho più smesso di giocare da titolare con il Guaranì, ho fatto tanti gol e sono stato convocato per la nazionale Under 20”. Per la precisione, Julio Gonzales realizza 17 reti in 29 presenze con la maglia degli Aurinegros, che attirano l’attenzione di molti osservatori e operatori di mercato europei.

Se lo aggiudica il Vicenza: nell’estate del 2001, dopo aver disputato la Coppa America in Perù con la sua nazionale, il giovane attaccante si trasferisce nella città veneta. “Ricordo il giorno che sono arrivato, nell’estate del 2001. – continua a raccontare Julio – Faceva molto caldo e sono andato direttamente in ritiro, dopo aver svolto ottenuto tutta la documentazione necessaria e aver lasciato mia moglie in albergo. Arrivare in Italia è stata per me una delle cose più belle che mi sia capitata”.
Anche se gli inizi della sua avventura calcistica nel nostro Paese non sono dei più facili: l’allenatore del Vicenza, Fascetti, non lo utilizza mai.

Così, d’accordo con la società, nella sessione di mercato di gennaio 2002 si trasferisce in prestito all’Huracan di Buenos Aires.
All’inizio della stagione 2002-2003 ritorna a Vicenza, dove, nel frattempo, dove una stagione di travagliati avvicendamenti, in panchina c’è Andrea Mandorlini; ma la musica, per Julio non cambia. Il mister lo fa giocare con la formazione primavera, senza scendere in campo neanche un minuto con la prima squadra. Il ragazzo soffre questa situazione, non riesce a imporsi in un campionato come quello italiano di Serie B, nonostante si impegni costantemente negli allenamenti settimanali.

La concorrenza in attacco è tremenda, Margiotta e Schwoch segnano trenta gol in due, dimostrandosi una coppia affiatata e ben assortita, mentre, alle loro spalle, scalpita il brasiliano Jeda. Julio capisce che per lui a Vicenza, per il momento, non c’è posto, e va a giocare ancora per due anni in prestito, prima nel Tacuary e poi nel Club Nacional, entrambe in Paraguay. L’aria di casa gli fa bene, lo rigenera: riprende a segnare con regolarità, con un bottino di 11 reti in 27 partite, e si guadagna la convocazione nella nazionale Under 23 con la quale ottiene la qualificazione per le Olimpiadi di Atene del 2004.


E’ la svolta per la carriera di Julio. La prima, quella positiva. Con il Paraguay, infatti, conquista la medaglia d’argento nel torneo olimpico di calcio, perdendo solamente in finale contro l’Argentina di Tevez, Heinze, Mascherano, Ayala e D’Alessandro per 1-0.
Al ritorno da Atene, con la medaglia al collo, a Vicenza le cose cambiano per Julio Gonzales. Il nuovo allenatore Camolese lo accoglie, come lui stesso ci tiene a sottolineare, “a braccia aperte”: gli dà la massima fiducia e gli consegna una maglia da titolare per la stagione che sta per iniziare.

Julio, che da quattro anni attende il suo momento, non si fa sfuggire l’occasione e incomincia a inanellare ottime prestazioni e a segnare gol importanti. Nel 2004-2005 colleziona 23 presenze con 3 gol, ma è l’inizio della stagione successiva a prefigurarsi come la definitiva consacrazione di Julio Valentin Gonzales nel calcio italiano. A dicembre, infatti, grazie alla fiducia e alla carica che gli trasmette Camolese ha già lo straordinario bottino di 8 gol su 15 partite disputate. Il suo score non passa inosservato e la Roma mette pesantemente gli occhi sull’attaccante paraguayano, in scadenza di contratto. Anzi, Julio sarebbe pronto a firmare, per la stagione successiva, con i giallorossi.

22 dicembre 2005.
Buio totale.
“Non ci avrei mai pensato; – ci confida – nel momento in cui ero così vicino a raggiungere i miei obiettivi, Dio mi ha portato su una strada diversa da quella che mi aspettavo”. Un incidente spaventoso sull’autostrada A4, tra Grisignano e Padova, tra le cinque e le sei del mattino.

Le agenzie e le edizioni online dei quotidiani si affrettano a battere la notizia: “Incidente stradale a Vicenza grave il calciatore Gonzales”. Sirene in sottofondo. Coinvolti due automezzi pesanti e un’altra automobile. La folle corsa verso l’ospedale di Padova, in rianimazione. La prognosi è riservata. Si deve operare, d’urgenza. Il gigante, 192 cm per 83 kg di stazza, è steso su un lettino d’ospedale, debole. Inerme. La mattina del 23 dicembre le agenzie battono queste poche righe: “Gonzales è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico durato oltre dodici ore. Ora si trova nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Padova. Nel primo bollettino medico si sottolinea che i parametri vitali sono stabilizzati e sotto controllo”.

Dodici ore di intervento. Ma è fuori pericolo di vita, il peggio è scongiurato. Nella mente di Julio ci sono poche immagini di quei momenti terribili: “Mi sveglio all’ospedale, trovo mia moglie, i medici e il presidente del Vicenza. Apro gli occhi, faccio un sorriso e mi riaddormento”. Sorride.


“Da quel momento ho capito che ero ancora vivo. Sono vivo. Oggi, e ogni giorno che mi sveglio e vedo la luce del sole, ringrazio Dio per tutto quello che ho: famiglia, amici, lavoro salute. Tutto è una benedizione di Dio!”. La vita ha vinto, anche se non sarà più la stessa di prima: infatti il braccio sinistro deve essere amputato. Può significare la fine dei sogni di Julio, la fine della possibilità di giocare a calcio ad alti livelli, di diventare un campione e imporsi nel campionato italiano. Continua a raccontare: “Dopo l’amputazione, in ospedale, già volevo tornare in campo. Potevo farcela, ma tutti dicevano che era impossibile. Io rispondevo che quello che è impossibile per gli uomini, per Dio è possibile”.

La sua fede è incrollabile e lo sostiene nel suo proposito di tornare a fare la cosa che ama di più: giocare a calcio. “Uscito dall’ospedale tornai al campo di allenamento e inziai la riabilitazione. Ero già pronto per tornare in campo”.Sembra un miracolo: nell’estate 2006 le visite di controllo danno ottime speranze in vista di un ritorno al calcio professionistico. Intanto il Vicenza gli ha rinnovato il contratto. Ma l’idoneità sportiva, con un braccio amputato, non gli viene concessa.
Cosa è successo a quel punto?

“C’era di mezzo l’assicurazione. Avevo due strade davanti a me: una era tornare a giocare e non prendere niente per l’incidente; l’altra era lasciare il calcio italiano, ottenere i soldi dall’assicurazione e tornare in Paraguay. Non ho avuto scelta, sono partito per il Sudamerica”. E lì, nella sua terra, il 16 novembre del 2007, Julio Valentin Gonzales ritorna in campo in una partita del massimo campionato paraguayano, con la maglia del Tacuary contro l’Olimpia di Asunción. Per la cronaca la partita termina 1-1: Julio gioca bene, in campo insieme al fratello Sergio, la folla lo acclama e lo difende quando, ironia della sorte, l’arbitro gli fischia contro un fallo di mano.

Nella stagione successiva alla ripresa agonistica, l’ex vicentino passa al Club Presidente Hayes, sempre in Paraguay, dove, a seguito di un infortunio, decide di smettere con il calcio giocato. E poi come è andata la storia?
“Ho fatto il corso di allenatore in Paraguay e ho preso il patentino. Gestisco la mia scuola calcio, che si chiama Los Halcones, e sto portando avanti il progetto Intercampus Paraguay, insieme all’Inter, in cui facciamo allenare oltre 300 bambini bisognosi del mio Paese”.
C’è anche un altro sogno nel cassetto di Julio Valentin Gonzales: “Sono candidato a deputato nel mio Paese. Spero di poter diventare ministro dello sport o anche ambasciatore del Paraguay in Italia”.
Con la forza di volontà e la fede che quest’uomo ha dimostrato, c’è da scommetere che ce la farà.
Auguri, Julio. Anche per il suo compleanno.

Emanuele Giulianelli