L’epopea di una squadra gloriosa del nostro calcio che è scomparsa dal calcio professionistico.

La gloriosa Spal del 1965, ai tempi della Serie A (foto dal web)

Ferrara: tra la via Emilia e il Nord Est, per giocare con Guccini; tra l’opulenza dei suoi sapori e le biciclette in strada. Puoi scavalcare il muro di cinta e sei nel giardino dei Finzi-Contini, o puoi semplicemente fermarti a giocare a carte in un bar, davanti a un bicchiere di Fortana.

Una città dal palato fine, anche per quanto riguarda il calcio. In questo ambito, Ferrara fa subito rima con quella squadra dal nome al tempo stesso antico e moderno, che mette la lingua latina nella forma di acronimo e poi elimina i punti di separazione tra le lettere dando vita a una parola unica: Spal.
La gloriosa Società Polisportiva Ars et Labor 1907, che richiama alla mente di appassionati e non nomi come Fabio Capello, Osvaldo Bagnoli, il famigerato Dell’Omodarme, Ruben Buriani, e tanti altri, nel luglio di quest’anno ha smesso di esistere, scomparendo dal calcio professionistico.


Una nuova realtà calcistica, la Società Sportiva Dilettantistica Real Spal, ha chiesto e ottenuto l’affiliazione alla Lega Dilettanti, facendo precipitare per la prima volta nella sua storia il calcio ferrarese fuori dal professionismo. Ma, nonostante il fallimento e le vicissitudini societarie, la Spal rimane viva e presente nei ricordi di chi l’ha amata e di chi con quella maglia si è battuto sui campi di tutta Italia.

Questa storia non vuole essere un freddo racconto cronologico di cosa ha rappresentato questa squadra: piuttosto è un acquarello, sono macchie di colore, fotogrammi, nomi e gesta che incidono una litografia, che scolpiscono una pietra miliare nella storia del calcio italiano. Un quadro a tinte, e a strisce, bianche e azzurre. Lo sfondo lo lasciamo dipingere a Massimo che ha vissuto allo stadio e nei racconti dei più grandi la fede spallina e la pennella sulla tela di “Stromberg non è un comodino”:

La Spal per noi è stata un motivo di orgoglio, di felicità. Ha fatto conoscere Ferrara,città distante dalla via Emilia, emarginata verso il Veneto. Sedici anni di serie A, quinto posto nel 1960, finale di Coppa Italia con il Napoli, scudetto Primavera; poi per noi che abbiamo superato i 40, tanti ricordi: la Spal di Galeone che dava lezione di calcio al Rimini di Arrigo Sacchi; Biscia, Ferretti, Trombetta; la Spal di Fermanelli, Perinelli, Paradiso; la Spal di G.B. Fabbri, capace di portare allo stadio diecimila tifosi a Verona per lo spareggio per la C1 e ventimila nel successivo campionato trionfale…La Spal è legata ai suoi tifosi da un cordone ombelicale che non può essere tagliato, nemmeno dopo l’ennesimo fallimento. Chi ha giocato nella Spal resta spallino a vita”.


Quest’ultima frase di Massimo ce la può confermare l’artista d’eccezione che completerà il nostro dipinto, quello al quale abbiamo lasciato i particolari, il campo e le gesta sportive: lasciamo l’acquarello alla mano (e ai piedi) di Carlo Bresciani, attaccante classe 1954, alla Spal tra il 1983 e il 1986. Quello che abbiamo appena conosciuto come Biscia.

Come è arrivato alla Spal?
“Sono arrivato dal Bari e sono rimasto a Ferrara per tre anni con allenatore Galeone, un grande”.

Cosa ha significato per lei quella maglia?

“Una maglia dal passato glorioso che ho indossato con grande onore”.

Lei è rimasto nel cuore dei tifosi ferraresi: si è chiesto perché?

“Forse per l’attaccamento ai colori, sicuramente hanno percepito la mia gran voglia di fare bene e di poter rimanere a lungo in questa città che ricordo sempre volentieri”.

La più bella partita che ricorda con la maglia della Spal?

“Ce ne sono state parecchie sinceramente, ma forse il derby con il Bologna a Bologna davanti a 36.000 spettatori in C è difficile da dimenticare”.

Ricorda aneddoti o episodi particolari di quella sua esperienza?

“Le serate alla “Rocca” con i tifosi che appunto ci chiamavano Rocchigni: era un amore che diventava odio quando si perdeva, ma tutto con grande civiltà ed amicizia con tutta la curva che gridava “tutti alla Rocca tutti alla Rocca!”. Erano molto divertenti, grandi tifosi inimitabili”.

Come vive la situazione odierna della Spal?

“Sono amareggiato e spero che questa situazione si risolva presto, vorrei anche dare una mano se possibile magari venendo ad allenarla, lo farei anche in terza categoria con grande entusiasmo e orgoglio”.

Grazie, Carlo!

“Prego. Un abbraccio e sempre forza Spal”.

Già. Sempre forza Spal, un grido che parla di un calcio che non c’è più, ma che noi di “Stromberg non è un comodino” amiamo ogni giorno di più. Ed amiamo raccontarlo.

Emanuele Giulianelli