Alcool, vizi e risse nei pub, ma anche simpatia e genuinità: Gascoigne era un calciatore-fumetto. Nella Lazio di Zoff fu stoppato dai troppi infortuni.
Già quando si pronuncia il suo nome, c’è l’imbarazzo della scelta su cosa cominciare a raccontare di nefasto… Purtroppo è un’amara verità, perché nel mondo del calcio nessuno ha calamitato lo stesso numero di guai del personaggio in questione. Dispiace perché, nonostante tutto, era un idolo per i suoi tifosi e persino i suoi compagni: Paul Gascoigne era scherzoso, quasi buffo, burlone, divertente e mattacchione. Insomma, un comico nato che sapeva persino giocare bene a pallone. Ma insieme a questo, c’era la polveriera di sciagure che lo circondarono quasi come la vittima di un incantesimo.
I problemi con l’alcool, i tanti e inutili ricoveri, le vicissitudini con le donne, le risse nei pub, la depressione e gli sbalzi d’umore, il carcere e le cliniche. Un’esistenza mai banale, ma troppe volte in negativo. Nella sua avventura italiana, con la Lazio all’inizio degli anni novanta, riuscì a condensare e a mettere tutto insieme. Arrivò pure la sfiga con la S maiuscola, che mise lo zampino con quel misto di cattiveria e fatalità che solo qualche film riesce a imitare. E quando la vittima è un debole, perché Paul nonostante le apparenze era mentalmente fragile come un grissino, la tragedia è dietro l’angolo…
Paul John Gascoigne nacque a Gateshead il 27 maggio del 1967 e si dimostrò talento precoce fin dalla giovinezza. Era un centrocampista moderno, dinamico e dotato di un ottimo piede. Nei suoi primi club, il Newcastle e il Tottenham, trovava spesso la via del gol; era un mix di qualità e temperamento che nessun esperto poteva ignorare. Debuttò infatti giovanissimo con l’Inghilterra (nel 1988 con la Danimarca) e disputò il mondiale in Italia (1990) classificandosi al quarto posto.
Venne acquistato dalla Lazio per 15 miliardi di lire, divenendo subito un idolo per i tifosi biancocelesti. Col soprannome di Gazza, entrava in scena in Italia non solo il calciatore ma soprattutto quel personaggio stravagante che incuriosiva tutti gli appassionati. I suoi scherzi e le sue gag coi compagni della Lazio, con gli avversari e talvolta persino con gli arbitri regalavano sorrisi e buonumore in un mondo troppo serio e civettuolo. Per Gascoigne il calcio era solo un gioco, e almeno in questo bisogna ammettere che aveva ragione…
Alla Lazio, dove arrivò nella stagione 1992/93 con Dino Zoff in panchina e Beppe Signori in attacco, i suoi comportamenti sopra le righe non rappresentarono, in fondo, il limite peggiore. Entrarono in scena, infatti, anche gli acciacchi e la sfortuna. I primi segnali si avvertirono nei primi mesi, con piccoli fastidi e stop forzati. Ad addolcire la situazione arrivò un gol decisivo nel derby con la Roma: nel novembre del 1992 fu proprio Paul a realizzare l’1-1 in un concitato finale regalando così una gioia immensa al popolo biancoceleste. Il calvario, in realtà, stava per materializzarsi nel periodo successivo, col ginocchio destro che riprese a tormentarlo (il male originario fu la rottura dei legamenti durante la finale di Coppa d’Inghilterra del 1991). Gascoigne ci mise poi del suo, con le solite risse del sabato sera nelle affollate discoteche romane e con la frattura di uno zigomo durante una gara fra la sua Nazionale e l’Olanda, nel maggio 1993.
All’alba della stagione successiva, Zoff ebbe una sgradevole sorpresa. Quando Gascoigne si presentò al raduno della Lazio dopo le vacanze, ebbe quasi un colpo al cuore: il campione inglese era sovrappeso di quasi 10 kg, un problema in più! Paul cercò in ogni caso di recuperare la forma migliore, disputando un’ottima amichevole con l’Inter (3-0) e le prime gare di campionato. Una forte tendinite e una distorsione alla caviglia lo fermarono ai box per un mese, con annessa visita a Londra dal professor John Browett. Ma era solo un triste preludio ad un pessimo 1994: Gascoigne, appena rientrato, subì un forte colpo alle costole durante un incontro con la Sampdoria e dovette fermarsi di nuovo. Alla fine di febbraio, invece, si rese protagonista di un violento alterco con un giornalista e solo l’intervento della polizia placò gli animi surriscaldati. Altro piccolo stop nel mese di marzo e durante il derby con la Roma, dove stavolta Gazza non incise come avrebbe voluto.
Il vero e proprio dramma sportivo si consumò, invece, il 7 aprile 1994. Nel corso di un allenamento nel centro sportivo Tor di Quinto, Gascoigne si scontrò col compagno Alessandro Nesta. Un incidente fortuito ma terribile, visto che Paul si procurò una doppia frattura di tibia e perone nella gamba destra. Trasportato a Londra, Gazza rimase tre ore sul tavolo operatorio di una clinica privata, sottoposto ad un delicato intervento chirurgico effettuato dal professor John Browett, in presenza di tre medici della Lazio. La convalescenza fu lunga e difficoltosa, e in pratica la sua avventura italiana era al capolinea. Non la sua carriera, per fortuna. Gascoigne tornò a giocare, dividendosi fra l’Inghilterra e la Scozia (per lui tre stagioni nei mitici Rangers di Glasgow), e passando anche per la Cina. Certi destini e certi personaggi non si raddrizzano mai, e la sua vita è quindi proseguita fra sregolatezze comportamentali, eccessi e episodi di cronaca. E’ il suo modo di esprimersi, il suo marchio di fabbrica: un tipo come Paul Gascoigne non può fare a meno di mettersi nei guai.
Lucio Iaccarino