Focus su uno dei volti nuovi della Serie A. La Juventus ha strappato alla concorrenza internazionale uno dei 1993 più completi d’Europa.
Solo adesso comprendiamo il tuo enorme disappunto Sir. Quando ti sei fatto “scippare” davanti al naso questo spilungone di colore sprizzavi rabbia e sconforto da tutti i pori. Ebbene, ne abbiamo capito il motivo. Stiamo parlando del manager del Manchester United Sir Alex Ferguson, una “vecchia volpe” del calcio internazionale che in carriera ha vinto tutti i trofei ai quali un allenatore può ambire, togliendosi soddisfazioni e gioie incomparabili. Qualche sbavatura però, pure Lui l’ha commessa.
Una delle ultime in ordine cronologico è stata proprio quella di far giocare “col contagocce” Paul Pogba. Parliamo di un atleta, si giovane, ma che da più di un anno si sentiva compiuto per poter esordire ad alti livelli, nei palcoscenici del calcio che conta. Il ct dei “Red Devils” però non si è lasciato influenzare dalle pressanti richieste e dalle pretese del suo ragazzo. Anzi. Inspiegabilmente, è sempre stato restio nel concedergli quel minutaggio e quella visibilità in prima squadra che Paul, guardando alle egregie prestazioni che sovente sfoggiava coi pari età, probabilmente avrebbe anche meritato.
Risultato? Pogba si sente offeso, trascurato, sottovalutato, non percepisce nei suoi confronti la fiducia necessaria per poter proseguire il suo percorso di crescita a Manchester. Quindi, dopo vari “tira e molla”, decide di non rinnovare il contratto in scadenza. Ed ecco che la scorsa estate la Juventus (da qualche anno molto attenta al mercato dei giovani talenti), approfittando del gradimento del giocatore e della collaborazione del suo noto agente Mino Raiola, se lo porta a Torino strappandolo ad una agguerrita concorrenza internazionale. E Ferguson? Rimane li, fermo, impassibile, quasi attonito. Ben presto realizzerà il tutto e si renderà conto di aver perso uno dei migliori giovani del panorama calcistico europeo. Un po ci dispiace per Sir Alex, però si sa che anche i migliori di tanto in tanto possono sbagliare.
E giungiamo alla storia recente. Paul Pogba viene integrato pianta stabile nella prima squadra bianconera (non poteva essere altrimenti!) e fin dai suoi primi giorni a Torino sembra godere di grande fiducia e considerazione da parte di tutto lo staff tecnico e dei compagni. Dopo un breve e fisiologico periodo di ambientamento alla nuova realtà, Paul ha già la possibilità di mettersi in mostra: siamo al quarto turno di campionato e la “Vecchia signora” deve affrontare il Chievo Verona. Pirlo è stanco, ha bisogno di rifiatare, ed allora ecco che ci ritroviamo questa “pantera nera”, che nelle gerarchie di Conte parte come vice Andrea, titolare in mezzo al centrocampo dei campioni d’Italia. Rammentiamo che stiamo parlando di un classe 1993. Chapeau! La Sua partita è stata buona, ordinata, senza grosse sbavature. All’inizio del match il ragazzo ha palesato un po di timidezza, però col passare dei minuti è salito in cattedra mettendo in mostra tutto il suo enorme bagaglio fatto di tecnica, fisicità e personalità (attributo quest’ultimo che tutt’oggi lo porta ad indossare la fascia da capitano della selezione francese Under 20, della quale è indiscusso leader).
Un “novello Pirlo” dicevamo. In alcune cose si, in altre a dire il vero un po meno. Pogba ricopre lo stesso ruolo del 33enne di Brescia anche se i due atleti rappresentano l’esaltazione di attributi e qualità diverse. Questo giovane atleta sfrutta innanzitutto una fisicità veramente prorompente: 1,88 cm x 80 Kg sono tanta roba per l’età che ha. Questa corporatura, se da un lato lo rende leggermente lento e macchinoso nei movimenti, dall’altro ne fa un perno insuperabile, difficile da saltare, poderoso nel gioco aereo e grande catalizzatore di palloni. Ma quello che più stupisce è la sua grande personalità.
Anche all’esordio contro i veneti, Pogba ha palesato una tranquillità nelle giocate e una sicurezza negli interventi da veterano: si “sbatte” per offrire un’opzione di passaggio al compagno in difficoltà, cerca di impostare al meglio le azioni sfruttando movenze molto eleganti e una visione di gioco a 360 gradi, sfrutta i suoi lunghi “tentacoli” per stoppare sul nascere le azioni degli avversari e far ripartire efficacemente il gioco. Non disprezza nemmeno le proiezioni offensive: spesso accompagna l’azione, si butta negli spazi con ottimo tempismo e, sfruttando piedi molto educati, dimostra anche una certa concretezza in zona gol. Insomma, siamo di fronte ad un centrocampista totale: una presenza che, da oggi in avanti, sarà costante e martellante nel cuore del gioco bianconero, un giovanotto che quando è in campo si nota e si fa sentire.
La Juventus ha già in casa il “playmaker” del domani: un concentrato di potenza, tecnica e personalità che regalerà gioie ed emozioni al popolo bianconero. Una dinamite pronta ad esplodere!
Concludiamo con una riflessione: in questi anni per noi così tremendi, in cui il calcio italiano non fa altro che far emigrare i propri campioni all’estero, c’è ancora qualche squadra che magicamente riesce a calamitare su di sé le attenzioni dei fuoriclasse del domani. Meno male. Per una volta noi sorridiamo, mentre altri piangono. Buon Sir Alex, l’hai proprio fatta grossa. Il calcio italiano ringrazia.
Nicola Ledri