Alla scoperta della disciplina paralimpica, protagonista anche a Londra 2012. Per la cronaca è stata la Nazionale russa a vincere la medaglia d’oro
In un mondo ormai funestato da problemi più o meno gravi è raro trovare degli spunti positivi per cercare di non perdere la speranza verso una vita migliore. E’ così anche nello sport, martoriato da scandali: dal doping alle scommesse, passando per polemiche inutili, insomma episodi che di certo non fanno piacere all’intero movimento. A volte, fortunatamente, ci sono delle storie che devono essere raccontate per far capire, a chi legge, il significato, l’importanza, di un’ esperienza vissuta. Alzi la mano chi conosce il calcio a 7. Detto così sembra lo sport nazionale per eccellenza con la sola variante del numero dei calciatori, ma… Un fattore in comune con il calcio “normale”, diciamo così, c’è, ovvero l’emozione.
Anche nel calcio a 7, infatti, ci sono reti, azioni, ma ci sono anche delle lezioni di vita che danno gli atleti. Dovete sapere che la disciplina citata in precedenza fa parte del “mondo” paralimpico. Già le Paralimpiadi, ricordate nella maggior parte della volte come giochi meno importanti delle più “famose” Olimpiadi. A Londra, nella serata di chiusura, abbiamo assistito a delle scene di commozione con atleti che, a nostro modo di vedere, hanno centrato la medaglia. Non stiamo parlando della medaglia d’oro, d’argento o di bronzo, ma semplicemente di quella della vita.
Tornando al calcio a 7, i giocatori che disputano incontri, suddivisi in due tempi da 30’, presentano disabilità differenti. Principalmente, quasi tutti i componenti delle squadre sono colpiti da lesioni celebrali. Le regole sono analoghe al calcio che vediamo tutti i giorni in tv con due sole modifiche, oltre al tempo di gioco: non esiste l’offside e le rimesse dalla linea laterale devono essere eseguite con una mano, anziché due. Questa disciplina non è praticata in Italia, dunque a Londra non ha partecipato nessuna compagine composta da giocatori nostrani. Per la cronaca la medaglia più “pesante” è andata alla Russia, che ha battuto l’Ucraina, arrivata seconda. Sul gradino più basso del podio si è piazzato, invece, l’Iran (5-0 al Brasile). Non era importante, comunque, il vincitore. Alle Paralimpiadi i vincitori sono tutti i partecipanti. Certo non stiamo parlando dei vari Messi, Neymar, Cristiano Ronaldo, ma questo è un altro discorso. L’Uefa e la Fifa dovrebbero prendere esempio di un mondo, quello paralimpico, sempre sorridente nonostante tutto…
Matteo Brancati