In Ungheria erano certi che era lui il nuovo Puskas, ma dovettero ricredersi! In Italia, con Bologna e Ancona, più retrocessioni che magie in campo!
Oltre mezzo secolo fa, e per un lungo periodo, una delle formazioni nazionali di calcio più temute e pericolose era senza ombra di dubbio l’Ungheria. Qualcuno potrà sorridere, visto che attualmente i magiari sono in crisi perenne e da anni non producono giocatori e club di prima fascia. Una spaccatura davvero stridente e triste al tempo stesso, visto che negli anni cinquanta la Grande Ungheria sfornava talenti straordinari del calibro di Ferenc Puskas, Sandor Kocsis e Florian Albert.
Quella fantastica nazionale dettò legge per molto tempo, non vincendo il campionato del mondo del 1954 in Svizzera soltanto per sfortuna e, come appurato da indagini e testimonianze, anche per motivi extracalcistici. Un vero peccato, così come la constatazione che il calcio ungherese sia così impoverito e addirittura regredito. Negli anni novanta ci provò Lajos Detari a rinverdire i fasti, ma ci riuscì solo parzialmente. Anzi, proprio in Italia arrivò per lui la bocciatura definitiva…
Eppure Lajos Detari aveva un ottimo bagaglio tecnico, supportato da una discreta visione di gioco che ne faceva un trequartista stimato in patria e non solo. Era un eclettico e versatile numero 10, visto che sapeva pure trasformarsi in centravanti e goleador. Nacque il 24 aprile del 1963 e cominciò a giocare tra le strade di Budapest, per poi entrare in una piccola e sconosciuta squadra dal nome impronunciabile: l’Aszfaltutepito! Detari era giovanissimo e non poteva ancora giocare in nessun club ma i dirigenti, pur di sfruttarne la classe innata, ne falsificarono i documenti invecchiandolo di due anni.
Fu così che gli osservatori della Honved, il mitico squadrone ungherese che negli anni cinquanta dettò un nuovo stile di gioco in tutta Europa, prelevarono e ingaggiarono questo ragazzo dal raffinato tocco di palla. Da quel momento cominciò la sua ascesa; in sette stagioni con la Honved conquistò, giocando meravigliosamente bene, tre campionati ungheresi e altrettanti titoli di capocannoniere. Concreto e brillante al tempo stesso, divenne una star planetaria grazie ad un’amichevole fra la sua Ungheria e il grande Brasile. Era una gara di preparazione ai mondiali messicani del 1986 e Lajos Detari giocò novanta minuti di altissimo livello. Sciorinò una classe sorprendente e incomparabile, segnando un gol con una terrificante legnata da fuori area. In quei mondiali, poi, l’Ungheria fu subito eliminata ma ormai il mondo conosceva e apprezzava l’estroso Detari…
Forse il suo primo errore fu proprio qualche scelta approssimativa oppure la mancanza di lucidità nel fiore dei suoi anni, ma certo parlare dopo è sempre più facile. Detari firmò per l’Eintracht di Francoforte, in Germania. Dopo una sola stagione, condita da 11 gol, subito il trasferimento in Grecia: due stagioni in chiaroscuro con l’Olympiakos e finalmente l’arrivo in Italia. Ma le speranze di ritrovare in lui la tanto decantata classe dei campioni magiari del passato svanì in fretta: tanto per cominciare il suo Bologna, quello del 1990/91 (con l’anziano Antonio Cabrini, Renato Villa, Rosario Biondo e con Franco Scoglio in panchina), finì ultimo con 18 punti retrocedendo mestamente in serie B. Lajos Detari pagò soprattutto la lentezza (in serie A non basta solo essere bravi) e i tanti piccoli infortuni che ne pregiudicarono il rendimento. Nessun alibi, comunque: l’ungherese si dimostrò piatto, poco disciplinato e inadatto al nostro calcio. E pensare che nei suoi piani Bologna doveva rappresentare il trampolino di lancio per spiccare il volo in club di vertice: sulle sue tracce c’erano infatti la Juventus e l’Inter…
Nessun sogno si realizzò, anzi. Per Lajos Detari si materializzò il purgatorio della serie B col Bologna e, tanto per sguazzare nelle difficoltà, l’anno dopo arrivò un’altra squadra di basso livello, come l’Ancona di Guerini. Altra retrocessione ma almeno stavolta l’ungherese, grazie ad una collocazione tattica più idonea e alla ritrovata condizione fisica, giocò una stagione di buon livello arrivando a segnare 9 gol. Tutta fatica sprecata, perché ormai la Serie A stava per scaricarlo in maniera netta e decisa. Per gli amanti delle statistiche e degli almanacchi, Detari vanta anche una brevissima parentesi nel Genoa. Ma fu talmente breve che, siamo pronti a scommetterci, lui stesso farebbe fatica a ricordarsene…
Stesso discorso per le sue altre destinazioni: Detari, dopo l’addio al nostro campionato, cambiò casacche con eccessiva disinvoltura e senza trovare fortuna. Girovagò in Svizzera e in Austria per poi ritornare in Ungheria. Dappertutto, inoltre, si parlò di un suo scarso ambientamento e di troppa presunzione nei confronti dei compagni. In altre parole, Detari era pure uno che spaccava gli spogliatoi: accusa che trovò fondamento anche in testimonianze di alcuni ex calciatori del Bologna dei primi anni novanta, che lo ritenevano spaccone e troppo egoista. Eppure tutto il movimento sportivo ungherese aveva puntato forte sul talento, calcistico e umano, di Lajos Detari. Il grande Puskas, che ci ha lasciati nel novembre del 2006, non ha ancora un degno erede: quanto dovranno ancora aspettare i magiari?
Lucio Iaccarino