Cannoniere del Milan di Nereo Rocco, fu capace di segnare una tripletta nella finale di Coppa Campioni 1969. Rapido e potente, giocò anche a Roma e in America!
Era sempre molto esigente con se stesso e anche quando era nel pieno della sua maturità tecnico-calcistica cercava di migliorarsi e di perfezionare il suo innato fiuto del gol. Attaccante rapido e mortifero nelle conclusioni, rapace e dotato di un ottimo tiro, “Pierino la Peste” (questo era il suo curioso soprannome) aveva sempre fame e sembrava non accontentarsi mai. In realtà, e lui è il primo a saperlo, parliamo senza dubbio di uno dei migliori centravanti del nostro calcio e soprattutto i tifosi milanisti non possono dimenticare le sue prodezze. Tante gioie e un mare di bei ricordi, e in particolare una romantica data che rappresenta un mattone indelebile per la storia del club rossonero: il 28 maggio del 1969…
Pierino Prati nacque a Cinisello Balsamo, un piccolo centro alle porte di Milano, il 13 dicembre del 1946. Da casa sua, e per molti anni della sua adolescenza, Pierino raggiungeva la stazione centrale del capoluogo lombardo dove trovava un pullman pronto a portarlo ogni giorno a Milanello per gli allenamenti. Prati nelle giovanili del Milan percepiva solo un piccolo rimborso spese di 500 lire, ma erano ampiamente sufficienti per coltivare i suoi sogni… Dopo un anno in serie C con la maglia della Salernitana, Prati debuttò nella prima squadra del Milan nel 1966. Passò in prestito al Savona in serie B e tornò in rossonero nel 1967 vincendo subito lo scudetto e la Coppa delle Coppe.
Particolare fu il suo primo incontro col leggendario Nereo Rocco, l’allenatore che caratterizzò e che rappresentò la svolta della sua formidabile carriera. Erano i mitici anni sessanta e il giovane Pierino si presentò al “Paron” agghindato come i giovani di allora: capelli lunghi, un giubbotto coloratissimo e qualche anello sulle dita… Rocco lo vide e lo apostrofò con una battuta delle sue: “Mi aspettavo un giocatore di calcio, non un cantante!” L’allenatore del Milan, comunque, fu fra i primi ad apprezzare le doti del bomber e fu abbondantemente premiato. In sei splendide stagioni Pierino Prati contribuì in modo determinante ai tanti successi di Rivera e compagni. Ricordiamo, tanto per cominciare, lo scudetto del 1968 (con annesso titolo di capocannoniere) e due Coppe Italia, nel 1972 e nel 1973.
La firma più indelebile fu scritta proprio il 28 maggio del 1969; stadio Santiago Bernabeu di Madrid, uno dei templi del calcio europeo. Quel giorno era in programma la finalissima di Coppa dei Campioni fra il Milan e l’Ajax: per gli uomini di Rocco l’incontro si presentava carico di insidie, con gli olandesi che potevano contare sul talento dell’emergente Johan Cruijff. Tuttavia, fu la grande giornata di Pierino detto la Peste, che divenne il protagonista indiscusso dell’aspra battaglia. Il primo tempo non era ancora finito e il Milan era già avanti di due gol, entrambi realizzati da Prati, che seppe sfruttare al meglio gli assist e la serata di grazia dell’estroso Gianni Rivera. Al quarto d’ora della ripresa l’Ajax tornò in partita col gol di Vasovic: 2-1. I rossoneri, però, non tirarono i remi in barca e con audacia si lanciarono nuovamente in attacco senza badare al risultato favorevole. Sormani segnò il 3-1 e di nuovo lui, lo spietato Prati, timbrò il definitivo 4-1. Era la seconda Coppa dei Campioni per il Milan e la consacrazione del bomber di Cinisello Balsamo, che con la sua leggendaria tripletta entrava nei cuori dei tifosi rossoneri.
Nel 1973 Pierino Prati passò alla Roma: in giallorosso giocò fino al 1977 in maniera più che dignitosa, mettendo a segno un cospicuo bottino di reti. Meno felice fu la militanza con la Fiorentina, club col quale disputò solo 8 partite anche per alcuni problemini fisici. Successivamente tentò l’avventura americana, al pari di tanti campioni che verso la fine degli anni settanta si lasciarono sedurre dai dollari e dalla bella vita. La sua fantastica carriera si chiuse con gioia e senza eccessivi rimpianti al Savona, in serie C. Forse l’unico piccolo rammarico è quello relativo alla nazionale italiana, dove raggranellò soltanto 14 presenze con 7 gol. Nel suo ruolo, Prati fu chiuso da un certo Gigi Riva ed ebbe poche possibilità per mettersi in mostra. Fece però in tempo a partecipare, nel 1968, all’unica vittoria dell’Italia nel campionato d’Europa.
Lucio Iaccarino