Volkswagen era il pilastro difensivo del Milan di Rocco, con cui vinse tutto! Epici i suoi tackle e la sua grinta: con la Germania fece tremare l’Italia nel 1970!

Schnellinger

Schnellinger(foto acmilanforum.net)

In fondo l’Italia intera deve ringraziarlo per aver segnato quel gol contro la nostra nazionale, nel lontano 1970. Sembra assurdo, ma è così! Lui, colonna della Germania e difensore del nostro campionato, segnò l’1-1 alla fine dei tempi regolamentari di Italia-Germania nella semifinale mondiale più incerta di sempre. Senza la sua zampata, addio supplementari e tutte quelle emozioni leggendarie. Ma se questa è la cornice della carriera del grande Schnellinger, il quadro è senza dubbio altrettanto superbo e affascinante. A distanza di tanti anni, è quasi impossibile trovare in tutto il pianeta difensori possenti e incisivi come lui, sia per qualità che per rendimento: il suo soprannome “Volkswagen” può già dare un chiaro indizio…

Karl Heinz Schnellinger nacque a Duren, nella Renania tedesca, il 31 marzo 1939: dimostrò fin da giovanissimo di avere un’ottima propensione al gioco difensivo. Nel 1957 vinse il torneo juniores dell’Uefa a Madrid segnalandosi come uno dei migliori calciatori dell’intera manifestazione. Un anno dopo, nel 1958 e a soli 19 anni, debutto nella nazionale tedesca contro la Cecoslovacchia. Nel frattempo, era già uno dei pilastri difensivi del Colonia, la squadra che lo aveva lanciato e con la quale vinse nel 1962 il campionato tedesco dopo una strepitosa cavalcata (quell’anno fu terzo, evento rarissimo per un difensore). Il biondissimo Schnellinger era ormai pronto e maturo per misurarsi nel campionato italiano.

Nel 1963 venne acquistato dalla Roma che, avendo in organico altri due stranieri (Schutz e Manfredini), decise di girarlo in prestito. Karl Heinz debuttò in serie A nel Mantova e rientrò a Roma l’anno dopo, ma disputò con i giallorossi una sola stagione: nel 1965 passò infatti al Milan e, da quel momento, divenne un simbolo e una bandiera per il club rossonero. Schnellinger era in uno stato di forma eccellente; si confermò difensore roccioso e polivalente. Dava il meglio di se sulla fascia, riuscendo ad annullare qualsiasi avversario.


Energico, forte nel contrasto ma anche elegante nei disimpegni, era inoltre dotato di un’arma segreta che sfoderava con gli attaccanti e i tornanti più temibili: parliamo dei suoi tackle in scivolata, perfetti per tempismo ed efficacia. Nereo Rocco fu il primo a soprannominarlo “Volkswagen” e costruì intorno a lui la difesa del grande Milan di quegli anni: in rossonero Schnellinger conquistò un campionato, tre Coppe Italia, una Coppa Campioni, una Coppa Intercontinentale e due volte la Coppa delle Coppe.

Karl Heinz non riuscì mai, invece, a vincere un titolo mondiale con la nazionale tedesca. Fu secondo nel 1966 in Inghilterra e terzo nel 1970 in Messico. In 47 presenze con la Germania,  Schnellinger realizzò un solo gol: proprio quello del 17 giugno 1970 allo stadio Atzeca di Città del Messico contro l’Italia di Gigi Riva! Un destino curioso e intrigante: la semifinale con gli azzurri sembrava ormai chiusa, il novantesimo era scoccato col risultato di 1-0 per i ragazzi di Valcareggi. Era stato Boninsegna a portare in vantaggio l’Italia e si aspettava solo il fischio finale dell’arbitro. Nessuno aveva fatto i conti con la tempra e la corazza di Karl Heinz Schnellinger che, in pieno recupero, siglò il punto dell’1-1 deviando in spaccata alle spalle di Albertosi un cross proveniente dalla sinistra. Si andò ai supplementari e quella partita, che come tutti sanno terminò 4-3 per l’Italia dopo mille emozioni, entrò negli annali del calcio. Paradossalmente fu tutto merito del grande  “Volkswagen” e della sua zampata a tempo scaduto!

Nel 1975 Schnellinger decise di chiudere col mondo del calcio; dopo undici anni trascorsi nel nostro campionato l’Italia gli era ormai entrata nella pelle e Milano era la sua città d’adozione. Le tante amicizie, il clima e una famiglia che era nata e cresciuta in Lombardia lo convinsero a stabilirsi definitivamente nel nostro paese. Continuava a seguire lo sport che amava, ma solo come appassionato o semplice tifoso. Diventare allenatore di calcio o dirigente non era nei suoi piani, così si impegnò in altri settori e sempre con successo. Col suo soprannome forse poteva occuparsi di macchine, ma optò invece nel campo della ristorazione collettiva. Di certo, noi italiani non dimenticheremo mai il grande Karl Heinz Schnellinger!

 

Lucio Iaccarino