Campione in campo con Fiorentina e Milan, eroe omerico nella vita: Stefano in 49 anni ha giocato, combattuto, sofferto e pianto! Ma soprattutto ha vinto!
Stefano non sta nella pelle: corre, salta, scatta e va in progressione senza concedersi neanche un secondo di pausa. Ha chiesto e gli hanno dato un pallone e ora ha tutto quello che gli occorre. La felicità è contagiosa e galoppante; del resto siamo nell’anticamera del Paradiso e per ognuno è solo questione di tempo, visto che ci sono da sbrigare solo le ultime pratiche per entrare dalla Porta principale. Siamo nei primi giorni del mese di luglio, anno 2013; c’è quel brontolone di San Pietro che si lamenta sempre di aver troppo lavoro e di essere l’unico ad avere le Chiavi.
Oddio, non mancano i soliti furbetti, quelli cioè che vorrebbero entrare ma non ne hanno il diritto. Per loro San Pietro ha in serbo un calcio nel sedere: è diventato talmente bravo che somiglia al miglior Buffon quando rilancia un pallone… Quando poi tocca a Stefano, ovviamente, le Porte del Paradiso si spalancano all’istante. Qui si parla di uomini, e pochi lo sono stati come lui, prima e dopo quella malattia che lui chiamava “Stronza”. Mentre San Pietro ha avuto pure il tempo e il privilegio di avere un suo autografo, Stefano Borgonovo è già in Paradiso, con un sorriso e il suo pallone…
Borgonovo nacque a Giussano, alle porte di Monza, il 17 marzo del 1964. Debuttò giovanissimo nel Como, club che lo aveva svezzato nelle giovanili e in cui si era già distinto come un centravanti letale e prolifico. Il gol, ossia la sintesi di questo gioco meraviglioso, era il chiodo fisso di Stefano: rapido di mente e di gambe, negli ultimi sedici metri sfoderava l’opportunismo e la spietatezza del killer consumato. Sapeva farsi rispettare nel gioco aereo e, nonostante il ruolo di prima punta, era intelligente e altruista coi compagni di reparto, conoscendo alla perfezione il significato di “gioco di squadra”. Insomma, avere un tipo come lui in campo era un’autentica cuccagna per gli allenatori…
Dopo il Como, e il prestito alla Sambenedettese, si realizzarono tanti altri sogni per Stefano: oltretutto si ritrovò in serie A fra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta, ossia a braccetto con l’Olimpo dei campioni di sempre. E Borgo-gol si adattò benissimo a quel contesto leggendario, giocando con la Fiorentina, col Milan (dove contribuì attivamente alla conquista della Coppa Campioni 1989/90) e col Pescara, chiudendo a Udine e Brescia col professionismo. La stagione migliore fu senza dubbio quella coi viola nel 1988/89, quando realizzò 14 reti in 30 presenze. In attacco Stefano duettò a meraviglia con un certo Roberto Baggio, e i due insieme fecero più danni alle difese avversarie che una tonnellata di tritolo in una polveriera! Borgonovo divenne l’idolo della Fiesole, soprattutto dopo le marcature decisive contro Juventus e Inter: ciliegine sulla torta, arrivarono anche le prime partite con la Nazionale maggiore!
Insegnare, e in fondo divertirsi ancora, fu la prima scelta dopo l’addio al calcio giocato; Stefano divenne allenatore dei pulcini e degli allievi del Como, ed era talmente entusiasta che dovevano quasi trascinarlo fuori quando finiva un allenamento. Il diavolo e la malattia stavano purtroppo per sopraggiungere e lo colpirono ancora giovanissimo. Nel settembre del 2008 Borgonovo annuncia al mondo di avere la SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), che in pratica lo inchioda paralizzato ad una sedia impedendogli anche di comunicare, se non attraverso un sintetizzatore vocale. Nonostante le mille difficoltà, l’ex bomber della Fiorentina affronta la sventura con determinazione e con il coraggio di un leone: grazie a lui nasce la Fondazione Stefano Borgonovo Onlus, che raccoglie proventi per la ricerca e organizza eventi benefici.
Migliaia di tifosi e gente comune partecipa commossa e con gioia alle partite delle Vecchie Glorie di Fiorentina, Milan, Como e tutte le iniziative correlate. Come un eroe omerico, Stefano si fa portavoce della sua devastante malattia che per molti era sconosciuta ma che negli ultimi anni ha colpito diversi ex calciatori e atleti. Con lui tanti amici e i suoi angeli in terra, la moglie Chantal e i figli Andrea, Alessandra, Benedetta e Gaia: il cammino si interrompe solo in parte il 27 giugno del 2013, quando Borgonovo muore nella sua città natale, non ancora cinquantenne. Ma la lotta contro la SLA continuerà…
Come Gesù e tutti i giusti ora sei lassù, Stefano, e sei fra i pochi a credere che il mondo possa ancora cambiare e seguire un corso di pace, amicizia e amore. Sei già in Paradiso, e per tutti noi è la più grande delle consolazioni. La tua croce è stata la tua ragione di vita. La tua sofferenza è stata con te ogni minuto; ti ha stimolato, ti ha liberato, ti ha redento. Sei in salvo e soprattutto hai vinto… Ti vogliamo bene, Stefano!
Lucio Iaccarino