Ala destra o seconda punta, Angelo era sempre decisivo! Negli anni sessanta firmò epiche imprese con Inter e Cagliari. E con l’Italia fu campione d’Europa nel 1968!

Domenghini

Domenghini(foto storiedicalcio.it)

Cagliari,  Milano e, miscelando tutto insieme in un fumettistico frullatore, l’Italia intera… Come nelle commedie americane del dopoguerra, esistono anche nella realtà uomini capaci di dipingere nello sport imprese quasi irripetibili. Diventare un calciatore vincente e amato, tanto da essere ricordato negli annali di sempre, in contesti così diversi come la storia del Cagliari e dell’Inter ci insegnano, è prerogativa assoluta di pochissimi eletti. Domenghini scrisse pagini memorabili di questi due club e, non contento, fu un pilastro della nazionale azzurra. Tutto racchiuso in un’unica carriera: fu un simbolo assoluto di generosità unita ad una grande tecnica di base, un veicolo di classe e stile che i giovani d’oggi dovrebbero imitare. Del resto era il calcio di una volta, faticoso e meno ricco di oggi ma molto più denso di passione ed entusiasmo…

Angelo Domenghini nacque a Lallio, in provincia di Bergamo, il 25 agosto del 1941; l’alba della sua stratosferica carriera si concretizzò nelle formazioni giovanili dell’Atalanta. Una trafila piena di sogni e speranze, che sbocciò con l’esordio in prima squadra nella stagione 1960-61. In quegli anni l’Atalanta del presidente Turani, figura storica del calcio orobico, era una squadra ricca di ambizioni e di talenti in grado di assommare un bagaglio tecnico notevole a una determinazione e una grinta tipiche delle società di provincia.

Indossavano la casacca nerazzurra figure leggendarie come Pizzaballa, Magistrelli, Nielsen, Calvanese e Colombo: tutti nomi di primo piano in quel calcio pioneristico degli anni sessanta. Nel 1963 l’Atalanta conquistò la Coppa Italia trionfando in finale contro il Torino: il nostro Domenghini realizzò la tripletta decisiva, entrando così nel cuore dei tifosi bergamaschi e nei pensieri dei grossi club italiani. L’anno successivo, infatti, fu ingaggiato dall’Inter: un matrimonio a dir poco felice!


Rimase nel club milanese fino al 1969, collezionando 50 reti in 134 partite di campionato e raggiungendo risultati di prestigio e di grandissima importanza: due scudetti di fila (1965 e 1966) e soprattutto i fantastici trionfi internazionali, ossia la Coppa dei Campioni e la Coppa Intercontinentale. Domenghini, oltre ad essere un professionista impeccabile, si dimostrò un talento utile e capace di spaccare qualsiasi tipo di contesa. Poteva giocare benissimo come seconda punta, ma il ruolo che prediligeva era l’ala destra: partiva come un razzo nelle sue mitiche scorribande sulla fascia, sempre condotte al massimo dello sforzo e dell’impegno fino al novantesimo minuto. Spesso concludeva la personale incursione offensiva con un improvviso e potente destro che molte volte risultava decisivo.

Con la maglia dell’Italia, inoltre, Angelo si laureò campione d’Europa nel 1968 e fu una freccia decisiva nell’arco del CT Valcareggi. Siglò una doppietta con la Svizzera il 23 dicembre 1967 (era ancora il girone eliminatorio), realizzò il punto del 2-0 contro la Bulgaria (ritorno dei quarti) a Napoli il 20 aprile del 1968 e soprattutto firmò l’insperato pareggio (1-1) nella prima finale con la Jugoslavia, a Roma l’8 giugno. Domenghini sfruttò magistralmente un calcio piazzato e consentì all’Italia di rigiocare la finale due giorni dopo, quando Riva e Anastasi confezionarono il 2-0 che garantì il titolo. Nel campionato mondiale del 1970, quando l’Italia chiuse seconda dietro il Brasile di Pelé, Angelo scese in campo sei volte firmando un gol, quello con la Svezia al debutto. In totale, 33 gettoni e 7 gol con gli azzurri.

Passato al Cagliari nella stagione 1969-70, Domenghini fu protagonista di un’altra memorabile impresa: lo storico scudetto che Gigi Riva e compagni portarono in Sardegna, strappandolo allo strapotere dei maggiori club continentali. I sardi dominarono la serie A, chiudendo a 45 punti (imbattuti in casa) e davanti a Inter (41) e Juventus (38): l’allenatore era Manlio Scopigno. Nel 1973 Angelo passò alla Roma, quindi una stagione a Verona, una a Foggia e infine la conclusione della carriera nel 1979 in serie C con il Trento. Nel 1980 conseguì il diploma di allenatore di prima categoria, trasferendo nella tattica a tavolino quell’entusiasmo e quella caparbietà che lo avevano contraddistinto in campo. Fra le tante squadre, ha allenato Asti, Torres e Derthona, con cui conquistò la promozione in serie C1.


Successivamente, passò alla Sambenedettese per due stagioni in B, poi Novara, ancora Derthona e Battipagliese. Come spesso è accaduto anche ad altri campioni, Domenghini in qualità di allenatore non riuscì mai a raggiungere gli stessi livelli toccati da giocatore. Un tema che meriterebbe forse maggiori approfondimenti, ma che per una volta possiamo tranquillamente ignorare. Di certo, Angelo Domenghini era e resta nel cuore di chi ama questa straordinaria passione collettiva chiamata calcio…

 

Lucio Iaccarino