Il primo africano in serie A, forse anche il più scarso. Con l’Ascoli di Mazzone è partito da zero ma ha imparato molto; ora è addirittura CT della nazionale!
Sbilanciarci per esprimere un sentimento di gioia non è certo un peccato, anzi. E per una volta possiamo dirlo al mondo senza usare ulteriori giri di parole: siamo felici! Già, perché il racconto della meteora in questione si conclude con un sorprendente lieto fine, a differenza di molti sfortunati o scellerati “colleghi”. Questo ragazzo africano di colore arrivò giovanissimo in Italia per provare un’avventura calcistica più grande di lui: povero e quasi affamato, fu pagato pochissimo ma in fondo gli bastava mangiare e dormire in un letto comodo.
L’ingaggio era talmente basso che quasi ci vergogniamo a scriverlo, anche se forse dovrebbero imbarazzarsi di più i vari Cristiano Ronaldo o Cavani (giusto per citarne due) che guadagnano cifre stratosferiche. Lui non sapeva odiare nessuno, neanche quelli che lo bocciarono nella nostra serie A: in effetti era davvero scarso, perché prendersela con qualcuno? Tanti anni dopo, documentandoci sul suo conto, abbiamo scoperto che la vita lo ha ripagato con gli interessi. Addirittura, nella sua strada ha incrociato la nazionale italiana del debuttante Prandelli battendola in amichevole. Era lui l’allenatore di quella Costa d’Avorio che vinse 1-0 (gol di Kolo Tourè) a Londra il 10 agosto 2010…
Francois Zahoui nacque a Treichville (Costa d’Avorio), in una famiglia numerosissima, il 21 agosto del 1962. Nella nostra serie A arrivò nel 1981, firmando con l’Ascoli (che pagò appena 20 milioni) un contratto da tramandare ai posteri: un milione e trecentomila lire al mese, in pratica come un operaio. Il 27, quando ritirava lo stipendio, era l’uomo più felice del mondo, potendo aiutare la sterminata famiglia e pensando anche a se stesso. Fra l’altro, Zahoui fu il primo calciatore africano della storia a calcare i nostri campi. Dal punto di vista squisitamente sportivo, questo fu l’unico primato di Francois; tecnicamente era sprovveduto, e anche il fisico non remava dalla sua parte. Nasceva come attaccante puro, ma fu lo stesso Zahoui ad affermare successivamente che preferiva agire dietro le punte; magari segnava poco, ma poi sopperiva con molti assist. Purtroppo ad Ascoli non arrivarono gol e assist, ma solo spezzoni imbarazzanti e lisci clamorosi. In quella simpaticissima compagine marchigiana navigavano due personaggi assoluti del nostro passato, ovvero il presidente Costantino Rozzi e l’allenatore Carletto Mazzone. Entrambi si resero conto quasi subito che il ragazzo non si sarebbe mai inserito adeguatamente, e quasi lo adottarono come mascotte del club.
Difatti Zahoui, che non segnò neppure un gol (e neanche ci andò vicino), rimase ad Ascoli per due anni; sommando le presenze non raggranellò neppure una dozzina di apparizioni ufficiali. Nel 1981-82 l’Ascoli disputò un ottimo campionato classificandosi al sesto posto, in pratica subito dietro le big. Meno bene il 1982-83, anche se il tredicesimo posto finale garantiva la permanenza nella categoria. Francois restò sempre ai margini, sia quando gli eventi erano positivi sia quando erano negativi. Però faceva impazzire i tifosi marchigiani, al punto da meritarsi il nomignolo di Zigulì, in riferimento ad un noto spot pubblicitario dell’epoca. Quando, chiuso il biennio, finì la sua esperienza italiana in fondo dispiacque a molti: forse persino al burbero Mazzone, che secondo una leggenda cominciò a perdere i capelli proprio con lui. Zahoui fece però tesoro di tutto; dai rimproveri agli insegnamenti tecnici, dagli allenamenti specifici all’ottimizzazione dello schieramento in campo. E raccolse i frutti in Francia…
Pur non militando in club di primissima fascia, Zahoui trovò nel campionato transalpino una sistemazione adeguata: quattro stagioni al Nancy e cinque al Toulon, quasi sempre titolare e capace talvolta di trovare la via del gol. Terminò la carriera nel semisconosciuto JGA Nevers per poi rientrare in patria, sereno e soddisfatto come al debutto. Provò la carriera di allenatore ma trovò subito enormi difficoltà, finché non arrivò la grande occasione con la nazionale della Costa d’Avorio. Quando giocò con l’Italia di Prandelli era tutt’altro che sicuro di rimanere in panchina, visto che aveva un mandato temporaneo e molti dirigenti premevano per ingaggiare un allenatore straniero. Ma quella vittoria, tanto inaspettata quanto meritata, convinse la Federazione a dargli l’incarico a tempo pieno. Nel 2012 Francois ha sfiorato la vittoria in Coppa d’Africa; la Costa d’Avorio si è arresa solo ai calci di rigore in finale contro lo Zambia. Così gli scettici non potranno dire che Zahoui è sempre stato fortunato: del resto per lui la vita è come una scatola di cioccolatini…
Lucio Iaccarino