Era un pilastro del centrocampo del Barcellona e negli anni novanta vinse tutto! Con la Fiorentina di Trapattoni fu poco più di una comparsa, un umile e onesto panchinaro
In dieci anni, dal 1988 al 1998, aveva vinto un numero impressionante di titoli e trofei: 5 campionati, 3 Coppe del Re e 4 Supercoppe nazionali, 2 Coppe delle Coppe, 2 Supercoppe Europee e dulcis in fundo una storica Coppa dei Campioni. Tutto con un solo e glorioso club, il Barcellona, e sempre fra i titolari dello squadrone di Stoichkov e Guardiola. Fa eccezione, ma fu una vera coincidenza, la sua assenza nella finale di Coppa Campioni 1992, che abbiamo definito storica proprio perché fu la prima per i catalani. Guillermo Amor era assente a Londra quel 20 maggio: Barcellona-Sampdoria 1-0 fu decisa ai supplementari da un siluro di Ronald Koeman.
L’allenatore più importante in quel decennio, l’olandese Johan Cruyff, aveva sempre tenuto in grande considerazione questo centrocampista, intelligente e dotato di piedi sensibilissimi. Alla fine degli anni novanta la Fiorentina pensò di rinforzare la sua linea mediana con l’innesto di questo campione ma non tenne in considerazione alcuni punti essenziali: l’età, la scarsa conoscenza del calcio italiano e pure la condizione fisica. E poi col Barcellona Amor aveva vinto tutti quei titoli, in totale 17… Un numero particolarmente funesto che dalle nostre parti non è di certo un portafortuna e i fiorentini, come tutti gli italiani, sono un popolo scaramantico.
Guillermo Amor nacque a Benidorm, in Spagna, il 4 dicembre del 1967: fu acquistato nel 1998 dalla Fiorentina di Cecchi Gori per 1,5 miliardi di lire. Aveva già superato la trentina ma inizialmente nessuno si preoccupò, visto che lo spessore tecnico non era in discussione. Amor era elegante e sempre al centro del gioco, oggi potremmo paragonarlo a Pirlo e non è di certo una bestemmia con il curriculum che si ritrovava. In più, si ritrovò in una Fiorentina fortissima e attrezzata per vincere il campionato, con campioni come Batistuta, Rui Costa, il brasiliano Edmundo (noto attaccabrighe e festaiolo), il portiere Francesco Toldo e col saggio Giovanni Trapattoni in panchina.
E infatti i viola partirono col piede pigiato sull’acceleratore, mettendosi subito dietro Milan, Juventus, Inter e Lazio. Il girone d’andata fu splendido, con la Fiorentina meritatamente prima con 35 punti: il contributo di Amor fu però alquanto limitato fin dalle prime battute. Quasi sempre lo spagnolo partiva dalla panchina, per poi entrare nel secondo tempo col compito di gestire gli assalti finali degli avversari. Fu così fin dalla prima giornata, quella del suo debutto in A: 12 settembre 1998, Fiorentina-Empoli 2-0. Amor giocò appena cinque minuti sostituendo Rui Costa, e il suo status di precario non cambiò quasi mai: la prima gara da titolare arrivò addirittura a dicembre, in casa contro il Bologna. Fu il giovane e dinamico Christian Amoroso a soffiargli il posto, mentre mister Trapattoni comunque tenne a precisare che Amor si comportava sempre in maniera corretta e professionale. Mai una critica o un mugugno, e quando poi entrava in campo lo spagnolo non si risparmiava mai e aiutava i compagni. Meglio poco che niente…
La Fiorentina, purtroppo, si sciolse come neve al sole nel girone di ritorno e perse il primato a vantaggio di Milan, che vinse il titolo all’ultima giornata, e Lazio. I viola finirono addirittura terzi a 14 punti dalla vetta: un naufragio favorito da un infortunio a Batistuta e dalle bizze di Edmundo, che scappò al Carnevale di Rio con la squadra in difficoltà. Amor chiuse la stagione così come l’aveva cominciata, fra panchina e qualche spezzone di gara. Era certamente lui il primo ad essere deluso, visto che collezionò solo 16 presenze e senza gol.
L’anno dopo le apparizioni si dimezzarono (appena 8) anche per qualche infortunio muscolare di troppo; la Fiorentina peggiorò la sua classifica, chiudendo al settimo posto, ma si riscattò con un ottimo cammino in Coppa dei Campioni. I viola superarono il girone eliminando l’Arsenal con un’epica vittoria in trasferta firmata Batigol: 0-1 a Londra il 27 ottobre 1999. Lo spagnolo Guillermo Amor, comunque, aveva già capito che la sua avventura italiana era al capolinea. Non gli piaceva il ruolo da comparsa ma, con signorilità e spirito di gruppo, chiuse la sua esperienza solo a giugno, rispettando il contratto e la parola data.
Tornato in Spagna, giocò due stagioni con la matricola Villarreal e chiuse definitivamente col calcio in Scozia: appena tre partite col Livingston. Ovviamente i ricordi più dolci della sua carriera sono quelli degli anni novanta col Barcellona, dove insieme alle tante vittorie riuscì a conquistarsi un posto nella nazionale spagnola. Con le Furie Rosse Amor è stato protagonista di due mondiali e un campionato europeo; non arrivarono titoli ma a centrocampo il suo rendimento fu piuttosto alto. In totale, con la Spagna 37 apparizioni ufficiali con 4 gol. Diventato un valido ed apprezzato opinionista televisivo, Amor nel 2007 rimase coinvolto in un terribile incidente stradale proprio nei pressi di Barcellona. Restò in ospedale quasi venti giorni in condizioni critiche, poi per fortuna si è gradualmente ripreso.
Lucio Iaccarino