I Mondiali 2014 sono ormai nel vivo e abbiamo deciso di fare una piacevole chiacchierata con Darwin Pastorin, grande esperto di calcio e di Brasile. Durante l’intervista con il noto giornalista sono stati toccati svariati temi, dalle proteste in Brasile al calcio giocato sui campi della Coppa del Mondo.

Darwin Pastorin

Darwin Pastorin (foto dal web)

I Mondiali in Brasile, la sua terra natia, sono nel vivo, cosa pensa delle polemiche mosse dalla popolazione? Come si schiera?

Sono al fianco di chi protesta pacificamente: degli operai, degli studenti, dei professori, dei medici. Di chi chiede, oltre al Mondiale e alle Olimpiadi, sanità e istruzione. I governi Lula e Dilma hanno fatto e stanno facendo molto per il Brasile: grazie a loro si vive nel pieno di una democrazia, sono diminuiti i poveri (grazie al progetto Fame Zero) e molti emarginati (grazie al progetto Bolsa Familia) riescono ad andare a scuola e, persino, a laurearsi. Con Lula e Dilma è rinato il ceto medio e il Brasile è arrivato ad essere la quinta potenza economica del mondo. Adesso, l’inflazione si è fatta pesante: e la gente si preoccupa, giustamente, per il proprio presente e per il futuro dei figli. Ma la mia nazione natia riuscirà a superare anche questo momento”.

Romario, leggenda del calcio brasiliano, si è augurato che le proteste, seppur condivise, potessero essere sospese per dare spazio allo spettacolo. Cosa pensa a riguardo?

Non è possibile sospendere quello che è un movimento popolare. D’accordo il calcio, d’accordo la Seleçao: ma ospedali e università vengono prima. Il Brasile tra l’altro, proprio in questi giorni, ha cancellato uno stereotipo fastidioso: lì non si vive di solo football. Da Romario, che oggi è un politico, mi aspetto piuttosto risposte concrete: il “fare” e non il “dire” “.

Le proteste in Brasile sono un chiaro segno di democrazia, sintomo dei passi avanti in tal senso fatti dal paese rispetto al passato?

Sì, siamo in democrazia. Quindi possiamo vedere tutto, senza censura. Giudicare e criticare o approvare. I giorni della dittatura, cominciati nel 1964, sono definitivamente tramontati. Ricordate, invece, il vergognoso mundial d’Argentina del 1978? In uno stadio si giocava e in un altro si torturava. Tutto era in ordine, troppo in ordine… Quanti fiori c’erano sui balconi e com’erano silenziose le strada…”.

Il Brasile ha vinto all’esordio contro la Croazia con qualche polemica arbitrale ed è poi stato fermato dal Messico sullo 0-0, come reputa la partenza degli uomini di Scolari?

Il Brasile è partito male: prima l’aiutino arbitrale contro la Croazia, poi la scialba prestazione contro il Messico, anche se il portiere disoccupato Ochoa ha compiuto autentici miracoli, soprattutto su un colpo di testa angolato di Neymar. Ma l’attacco, a parte qualche guizzo del fuoriclasse del Barcellona, è latitante. Fred non si è mai visto. Serve una svolta, sul piano del gioco e dei gol. Dov’è finito, caro Felipe Scolari, il futebol-arte? Quella poesia narrata da Pier Paolo Pasolini?

I Mondiali 2014 sono stati caratterizzati fino ad ora da un gran numero di gol, questo dipende a suo parere dalla preparazione che le rose hanno effettuato per adeguarsi al clima brasiliano oppure ad una semplice predilezione del calcio spettacolo?

Si gioca con maggiore velocità. Il caldo e l’umidità, poi, spezzano le gambe: e ci sono, di conseguenza, più spazi da sfruttare. Vince non soltanto il più bravo, ma anche chi si è preparato con cura e attenzione sotto il profilo fisico e psicologico. Certo, alcuni risultati sono stati sorpredenti: come la goleada dell’Olanda ai campioni in carica della Spagna e il successo netto del Costa Rica sull’Uruguay. Siamo nel pieno della bellezza e della non logica del calcio”.


Come valuta l’inizio dell’Italia?

Voto otto. Cesare Prandelli ha preparato il gruppo ottimamente sotto il profilo tattico ed emotivo. La scelta di Darmian è stata azzeccata (il granata mi ha ricordato il Cabrini del ’78), Marchisio è ritornato Marchisio, Pirlo è una garanzia assoluta, Balotelli ha ripreso a segnare e Candreva è un magistrale uomo-assit. Per non parlare di Sirigu (che mi è simpatico per essere sardo e per amare Albert Camus), che ha sostituito senza timori e tremori l’immenso Buffon”.

In tutta Europa quando un calciatore veste la maglia della Nazionale i tifosi dimenticano per quale squadra di club questo giochi durante l’anno, perché in Italia sopravvivono pregiudizi relativi a campanilismi territoriali?

Perché non siamo ancora maturi. Nemmeno nel calcio. Siamo tuttora attenti al campanile, non riusciamo ad amare il gioco in quanto tale, consideriamo la Nazionale un qualcosa di “particolare” e non di “universale”. Viviamo il pallone non con allegria, ma con rancore. Peccato”.

Al posto di Prandelli avrebbe effettuato le sue stesse scelte? Cosa avrebbe cambiato?

Sto sempre dalla parte dell’allenatore, in questo caso di Prandelli. Come idea personale, mi piacerebbe vedere all’opera la coppia Immobile-Insigne. Contro il Fluminense ha dato letteralmente spettacolo. Ma, oggi, è inutile discutere il tandem Balotelli-Candreva”.

Quali sono a suo parere le squadre favorite alla vittoria finale in base a quanto visto fino ad ora in campo?

Il Brasile, malgrado tutto. L’Italia deve crederci. Poi, Germania e Olanda e Argentina. Ma non è da escludere qualche sorpresa…”.

La federazione iraniana ha vietato ai giocatori di scambiarsi le magliette con gli avversari al termine delle partite adducendo dei problemi di natura economica, è questo il volto povero dei Mondiali?

C’è anche questo, purtroppo. D’altra parte il calcio, come insegnava Jean-Paul Sartre, è una assoluta metafora della vita. Siamo vicini, ovviamente, ai giocatori iraniani”.

di Nicola Mirone