Regista e costruttore di gioco, conquistò i tifosi di Roma e Fiorentina con la sua umiltà. Campione d’Europa nel 1968, giocò la partita del secolo: Italia-Germania Ovest 4-3

De Sisti

Picchio De Sisti(foto delcampe.net)

Ha fronteggiato sulla sua pelle esperienze e vicissitudini di varia natura, affrontando le diverse situazioni sempre con dignità e stile. Come allenatore non ha mai avuto tanta fortuna, mentre come dirigente calcistico ha espresso una professionalità e una capacità che raramente si riscontrano in questo mondo falso e ipocrita. L’universo del calcio nostrano, comunque, ricorda Giancarlo De Sisti soprattutto come calciatore, visto che ha alle spalle una carriera di tutto rispetto con 19 anni e 478 partite in serie A.

Questo centrocampista romano ha amato in modo viscerale due squadre di club, la Roma e la Fiorentina, e ha onorato i colori azzurri dell’Italia in numerosi incontri internazionali. Il suo storico soprannome era “Picchio”, in romanesco la “trottola”: la sua caratteristica peculiare era proprio quella di muoversi incessantemente su e giù per il campo, essendo un paziente ma costante costruttore di gioco. Era un mediano di stampo classico;  pragmatico, intelligente e ragionatore. Una trottola capace di far girare la testa a chiunque, nonostante un fisico apparentemente fragile…

Giancarlo De Sisti nacque a Roma il 13 marzo del 1943 e proprio con i giallorossi cominciò a mettere in mostra le sue doti nel settore giovanile. Nel 1961 arrivò l’emozionante debutto in prima squadra; in poco tempo riuscì a ritagliarsi uno spazio importante nel centrocampo capitolino, un perno su cui poggiare le fondamenta della squadra. Arrivarono i primi successi, come la Coppa delle Fiere del 1961 e la Coppa Italia del 1964, anche se la maturazione tecnico-tattica non si manifestò nella sua interezza. Tutto ciò probabilmente sia per la giovane età ed anche per quel carattere schivo e riservato che contraddistingueva Picchio in quel periodo.

In ogni caso, De Sisti era considerato da tecnici, tifosi e stampa come uno dei migliori centrocampisti italiani del dopoguerra: la riprova arrivò proprio nel 1965, quando l’ambiziosa Fiorentina lo ingaggiò per la strabiliante cifra dell’epoca di 250 milioni di lire. Nel club viola Giancarlo riuscì ad esprimere le sue qualità in modo brillante e fin dalla prima stagione, umile e collaborativo verso tutto l’ambiente gigliato. La squadra era composta da ottimi elementi come il brasiliano Amarildo, Superchi, Claudio Merlo e Chiarugi: con pazienza e determinazione, De Sisti si impose dispensando equilibrio, intelligenza e spirito di adattamento. Sotto la guida sapiente dell’allenatore Bruno Pesaola, la Fiorentina conquistò lo scudetto nella stagione 1968-69 e in cabina di regia Picchio fu una pedina indispensabile per lo storico successo.


I viola persero una sola partita, oltretutto in casa, in tutto il campionato e toccarono quota 45 punti, contro i 41 di Cagliari e Milan: la festa nel capoluogo toscano continuò per intere settimane! Nel frattempo De Sisti si era meritatamente conquistato anche la Nazionale, debuttando nel novembre del 1967 contro Cipro. Per l’Italia quello era un periodo d’oro, con campioni assoluti come Mazzola, Rivera e Riva che spadroneggiavano dentro e fuori lo spogliatoio. Grazie a loro, gli azzurri conquistarono il Campionato europeo del 1968 e il secondo posto nel mondiale messicano del 1970: in entrambi i casi, comunque, l’oscuro lavoro di tessitura di Picchio De Sisti fu essenziale per il raggiungimento di questi traguardi. Giancarlo fu fra i migliori in campo sia nella finale continentale (il 2-0 alla Jugoslavia del 10 giugno 1968) sia nella celeberrima partita del secolo, la semifinale di Coppa Rimet del 17 giugno 1970: Italia-Germania Ovest 4-3. Con gli azzurri totalizzò 29 presenze e 4 gol, mentre con l’amata Fiorentina alzò al cielo altri due trofei, entrambi nel 1966: la Mitropa Cup e la Coppa Italia (2-1 in finale col Catanzaro, l’allenatore viola era Giuseppe Chiappella).

Dopo nove stagioni di onorata militanza, De Sisti lasciò la Fiorentina che, per un’incredibile coincidenza, stava per sostituirlo con un altro fuoriclasse di nome Giancarlo: il mitico Antognoni. Picchio tornò alla Roma e, nonostante i dubbi sull’età, disputò altre cinque stagioni di buon livello, ritrovando stimoli che altri avrebbero certamente perduto al suo posto. Chiuse la carriera nel 1979, nonostante le insistenze di mister Liedholm che voleva a tutti i costi convincerlo a continuare. Il cuore di De Sisti tornò a pulsare per la Fiorentina nel 1981, quando fu chiamato dai Pontello a guidare i viola in qualità di allenatore. Guidò la squadra fino al 1984 con alterne fortune, poi passò per due stagioni a Udine; si fece strada successivamente con la Nazionale Juniores e quella militare, quindi il ritorno in serie A con l’Ascoli del vulcanico presidente Rozzi. Per De Sisti la passione per questo sport è sempre stata totalitaria e colma di sfaccettature; ha frequentato anche gli schermi televisivi come commentatore e opinionista e come dirigente ha ottenuto numerosi riconoscimenti. Giancarlo era ed è un protagonista verace, avendo mantenuto inalterate nel tempo quelle qualità umane e professionali che lo avevano tanto fatto apprezzare sui campi di gioco.

Lucio Iaccarino