Un portiere d’altri tempi,capace di vincere storici scudetti a Verona e a Napoli.Indimenticabili le sue parate coi piedi,ma Garellik era un numero 1 completo e affidabile!

Garella

Garella nella stagione 1987-88(foto storiedicalcio)

Le statistiche del campionato italiano di calcio degli ultimi anni sono impietose: Juventus, Milan e Inter sono le autentiche dominatrici in serie A. La vittoria dello scudetto è affar loro, salvo le cosiddette eccezioni che confermano la regola. Quando un’altra squadra riesce a primeggiare, magari un club non di primo pelo, il titolo ha senz’altro un sapore più dolce; la vittoria è entusiasmante proprio perché ottenuta contro avversari più forti, ricchi e potenti. La sensazionale avventura del portiere piemontese Garella negli anni ottanta è da tramandare ai posteri proprio per questo: un ragazzone di oltre 190 centimetri fu capace non di una, ma ben due epiche imprese! Vinse infatti il primo storico scudetto col Verona e il primo storico scudetto col Napoli, sempre da titolare e nel giro di appena due stagioni. Un record incredibile, soprattutto dal punto di vista morale: due campionati che hanno un peso specifico enorme, il giusto premio per un numero 1 troppo spesso dimenticato e sottovalutato. Le qualità umane, e soprattutto tecniche, sono invece meritevoli di essere raccontate anche come augurio per i suoi colleghi del futuro.

Claudio Garella nacque a Torino il 16 maggio del 1955; in gioventù la passione per il calcio sovrastò anche gli studi scolastici, che abbandonò prematuramente. Fisico imponente, puntava a diventare un ottimo portiere imitando le gesta di uno dei suoi idoli: Luciano Castellini! E Garella debuttò in serie A proprio vestendo la gloriosa casacca numero 1 del Torino(28 gennaio 1973, Vicenza-Torino 1-0), dove si era distinto nelle formazioni giovanili. Seguì una gavetta micidiale ma preziosa, Junior Casale in serie D e in C, Novara in B e la Lazio in serie A. L’esperienza nella capitale, però, fu poco felice per qualche incertezza di troppo e un’amara retrocessione in serie B. Il ragazzo si riprese alla grande nelle successive tre stagioni alla Sampdoria, poi nel 1981 la prima svolta della sua vita quando fu ingaggiato dal Verona di Osvaldo Bagnoli. Garella era ormai un portiere maturo ma istintivo, capace di interventi incredibili e con ogni mezzo! Le sue famigerate parate coi piedi, che spesso usava anche più delle mani, lo resero celebre in tutta Italia. A volte respingeva gli attacchi in rovesciata, e i tifosi andavano in visibilio per lui: le sue “garellate” erano inimitabili, mentre Garellik era un degno soprannome per colui che era ormai diventato un eroe fra i pali. Ci sembra doveroso sottolineare, comunque, che Garella era un portiere completo e sicuro di se, anche con le mani…

Il primo tassello verso la gloria arrivò quindi col Verona: al primo anno subito promosso in serie A e, nel 1984-85, l’inaspettata conquista dello scudetto. Garella era in forma smagliante (addirittura leggendario in un Roma-Verona 0-0 dove parò l’impossibile) e giocò tutte le partite consacrandosi miglior portiere dell’anno con soli 19 gol subiti. Fra gli altri protagonisti della cavalcata c’erano gli inossidabili stranieri Briegel e Larsen, oltre a Tricella, Fanna, il bomber Galderisi e Di Gennaro. Un organico plasmato alla perfezione da Bagnoli e capace di sorprendere tutte le big del campionato, costrette a cedere il passo alla freschezza degli scaligeri. La festa coinvolse tutti, con Garella quasi incredulo di festeggiare il più inatteso dei trionfi. Neanche lui immaginava che il meglio doveva ancora venire: in estate il buon Claudio divenne l’oggetto dei desideri del Napoli di Ottavio Bianchi, squadra ambiziosa e già rodata ma ancora a secco di scudetti. Garellik accettò subito il trasferimento, forse già pregustava un’altra vittoria storica.

La stella di quel collettivo partenopeo era senza dubbio Diego Armando Maradona, probabilmente il miglior numero 10 di tutti i tempi. Il merito dei dirigenti del Napoli fu quello di costruire intorno all’argentino un organico valido e competitivo in ogni reparto: basti pensare a Beppe Bruscolotti, Salvatore Bagni, Bruno Giordano, Alessandro Renica e Nando De Napoli. Giovani e meno giovani si compattarono con l’ambiente e coronarono il sogno di migliaia di napoletani: la conquista del primo scudetto dopo 60 anni di sconfitte e tribolazioni. Ancora una volta, Claudio Garella diede il suo valido contributo, specialmente contro la Juventus a Torino e nelle sfide contro le milanesi. Napoli primo con 42 punti, nessuna sconfitta in casa e Garellik fu il secondo portiere meno battuto della serie A(meglio di lui solo Zenga dell’Inter). Con gli azzurri nello stesso anno vinse la Coppa Italia e con un altro record: 13 vittorie su 13 partite giocate! Restò a Napoli anche la stagione successiva, poi la sua carriera prese la via del tramonto; fu acquistato dall’Udinese per due stagioni e poi si ritirò definitivamente dopo due sole apparizioni nell’Avellino in serie B. Il suo unico rimpianto, espresso in diverse interviste, è quello di non essere mai stato preso in considerazione da nessun selezionatore della Nazionale italiana. Certamente era chiuso da Zenga e da altri fenomeni, ma forse un’opportunità l’avrebbe meritata. Garella può però ampiamente confortarsi con le sue 245 partite in serie A e soprattutto con i suoi due storici scudetti con Verona e Napoli: roba da far invidia ai più grandi portieri del passato e probabilmente anche del futuro…

Lucio Iaccarino