Centrocampista geniale, ma anche attaccante dal piede caldo: Daniel vinse il mondiale con l’Argentina. Spettacolare in Italia, con Antognoni a Firenze e Maradona a Napoli
Nei suoi anni “italiani” non conquistò titoli, ma in compenso trovò l’affetto, la stima e l’entusiasmo dei tifosi fiorentini e napoletani. Tutti apprezzavano il suo modo di giocare, la tecnica e la gioia che esprimeva in campo: il merito più grande dell’argentino Bertoni fu quello di non perdere mai lo spirito passionale tipico del football sudamericano, accompagnandolo con la praticità e la concretezza che richiedeva il campionato italiano. In Argentina aveva vinto tutto, sia a livello di club sia con la propria nazionale; da noi in serie A fu come un missionario, sempre in grado di inventare colpi e innalzare il livello qualitativo di una gara. Nel 1980-81 la Fiorentina scelse lui come primissimo straniero da tesserare dopo la storica riapertura delle frontiere. E, altro record, il 28 settembre di quello stesso anno fu proprio Puntero (così era chiamato dai suoi connazionali) a siglare la prima rete ufficiale “non italiana”. Coi viola arrivarono altri momenti esaltanti, ma anche un’atroce beffa…
Daniel Ricardo Bertoni nacque nel marzo del 1955 a Bahia Blanca, una splendida città argentina che si affaccia sull’Atlantico. Diventò calciatore professionista nel Quilmes per poi sfondare nell’Independiente, un club di grande prestigio che anche grazie a lui dominò le scene internazionali nella metà degli anni settanta. Se giocasse adesso, Daniel potrebbe essere definito come un “falso nove” per le sue caratteristiche di gioco. Bertoni era di certo un centrocampista offensivo, abile in regia e incisivo anche in attacco; affondava al momento giusto nelle difese avversarie e colpiva con la lucidità del centravanti.
Correva, ricamava gioco e segnava, alternando colpi di classe pura a conclusioni fortissime dalla media e lunga distanza. Daniel Bertoni guadagnò ben presto anche la nazionale argentina, con cui debuttò appena ventenne. Con l’Independiente, tornando a parlare di gol, arrivò in doppia cifra per quattro stagioni di fila e fece incetta di titoli: spiccano le tre Coppe Libertadores consecutive (1973, 1974, 1975) e la Coppa Intercontinentale del 1973 (1-0 alla Juventus di Zoff).
In nazionale toccò l’apice nel 1978, quando contribuì alla prima vittoria della Coppa del mondo dell’Argentina. Nello scacchiere tattico del Ct Menotti la versatilità di Bertoni fu una delle pedine vincenti; Daniel fu fra i titolari per tutta la manifestazione, che si giocava proprio in Argentina, e realizzò anche due reti. La prima proprio al debutto (2-1 contro l’Ungheria), e la seconda addirittura in finale contro l’Olanda del Ct Happel: ai supplementari Bertoni segnò il 3-1 definitivo che, insieme alla doppietta di Mario Kempes, mando in visibilio i 71000 spettatori del Monumental di Buenos Aires.
La notorietà post mondiale lo portò dritto dritto in Europa: Bertoni fu acquistato dal Siviglia per 70 milioni di pesetas e in Spagna, dopo qualche mese di ambientamento, si fermò per due anni. Firenze, come detto, lo abbracciò nel 1980 e Daniel si trovò subito a suo agio nel capoluogo toscano. Insieme a campioni come Giancarlo Antognoni, Ciccio Graziani, i giovani Monelli e Vierchowod, gli esperti Pecci, Cuccureddu e Casagrande, Daniel Bertoni sfiorò addirittura la vittoria dello scudetto nel 1981-82. Quella Fiorentina, allenata dal celebre Giancarlo De Sisti, era un collettivo omogeneo (ricordiamo anche il portiere Giovanni Galli) e capace di esprimere un gioco frizzante, vivace e vincente. Il tricolore non arrivò soltanto per un misero punto (Juventus 46, Fiorentina 45); fu probabilmente decisiva l’assenza forzata dell’infortunato Antognoni, ma non mancarono le polemiche sugli arbitri dopo diverse decisioni “pro-Juve” nelle partite decisive. Il rendimento di Bertoni, sempre lodevole per quattro anni, avrebbe meritato un trionfo di quella caratura; solo nel 1983 fu limitato da guai fisici, e difatti la squadra in quel periodo i gigliati persero posizioni in classifica.
Il presidente del Napoli Corrado Ferlaino acquistò Bertoni nell’estate del 1984, lo stesso anno del grande Diego Armando Maradona. La coppia di stranieri dei partenopei era quindi tutta argentina; insieme i due si trovarono a meraviglia, mettendo a segno 25 reti (14 Diego e 11 Daniel). Il Napoli in tutto realizzò 34 gol, quindi il dato è davvero significativo… Gli azzurri, allenati da Rino Marchesi, chiusero all’ottavo posto in classifica. Bertoni restò all’ombra del Vesuvio anche la stagione successiva, dovendo però fare i conti con una condizione fisica non sempre ottimale. Il suo ultimo anno in Italia, con l’Udinese nel 1986-87, coincise con la chiusura della carriera: purtroppo arrivò un’amara retrocessione in B, favorita peraltro da una super penalizzazione (addirittura -9) inflitta ai friulani fin dalla prima giornata. Ancora oggi, lavorando come osservatore e commentatore sportivo, è possibile incontrare Daniel Bertoni qui in Italia e soprattutto a Firenze, una città che gli è rimasta nel cuore. Con la nazionale argentina giocò anche il mondiale del 1982 in Spagna (quello del trionfo azzurro), collezionando in tutto 31 presenze e 12 gol.
Lucio Iaccarino