Lo scorso fine settimana a Madrid c’era stato uno scontro tra tifosi dell’Atlético e del Depor, finiti con una vittima (non innocente). E il club campione di Spagna non ha perso tempo.

Una immagine degli scontri tra tifosi di Atletico e Depor  (foto www.telecinco.es)

Una immagine degli scontri tra tifosi di Atletico e Depor (foto www.telecinco.es)

Domenica il problema, Martedì la soluzione. Mentre in Italia da anni si fa finta di combattere la violenza nel calcio, con gli ultras che tengono in ostaggio i club e lontani i tifosi per bene, altrove hanno capito da tempo come si fa, agendo in maniera semplice ed efficace: chi crea problemi è fuori!

Durante la mattinata di Domenica, poche ore prima del fischio di inizio della gara di Liga tra Atlético Madrid e Deportivo La Coruña, due tra i pochissimi gruppi organizzati di tifosi ormai rimasti in Spagna – il “Frente Atlético” ed i “Riazor Blues” – si erano dati appuntamento via WhatsApp nei pressi dello Stadio “Vicente Calderón” per fare a botte. Gli scontri si erano conclusi con tanti lividi, molti arresti ed una vittima, Francisco José “Jimmy” Romero Taboada. Jimmy non è stata una vittima innocente che passava di lì per caso, ma uno tra quelli che il problema lo avevan creato, al punto che prima di lasciar La Coruña per raggiungere la capitale aveva detto ad un amico «’Sta volta o esco sui giornali o finisco in un fiume».

In Spagna si son scandalizzati di fronte all’indecente spettacolo mostrato dalle telecamere e ritrasmesso in tutta la penisola e in tutto il mondo, uno spettacolo di quelli cui dalle nostre parti assistiamo quasi ogni settimana. Così, mentre i giornali iberici ci prendono come esempio da non seguire (proponendo l’Inghilterra come punto di riferimento in positivo), l’Atlético Madrid non si è perso in chiacchiere e demagogia, ma ha risolto il problema alla radice, espellendo a tempo indeterminato dal “Vicente Calderón” gli ultras coinvolti negli scontri (quelli arrestati dalle forze dell’ordine e quelli riconosciuti dalle telecamere di sorveglianza) e tutti gli altri riconosciuti come facenti parte del “Frente Atlético”. A distanza di nemmeno un giorno, lo stesso ha fatto il Deportivo La Coruña.


Niente discussioni, niente scuse né attenuanti, niente litigi per rimbalzarsi le responsabilità, ma azione immediata tramite la creazione di una commissione interna al club che, in collaborazione con le forze dell’ordine, nel giro di 48 ore ha identificato i colpevoli e i loro associati e li ha puniti, vietandone l’ingresso allo stadio e squalificandoli quale gruppo organizzato riconosciuto dalla società, al tempo che ha invitato i tifosi sani a continuare ad accudire allo stadio, appoggiando la squadra con unione e fiducia nei valori del club.

Una lezione grande per chi, come noi, è incapace di estirpare l’erba mala che contamina il pallone, creando disaffezione nei tifosi per bene, che son la stragrande maggioranza e che hanno da tempo abbandonato gli stadi ad un vuoto deprimente. Dopo l’Inghilterra, dunque, anche la Spagna si ribella al tifo violento. Sarebbe il caso di iniziare a seguirne le orme.

 

Mario Cipriano