Tre volte capocannoniere in A con la Lazio, Beppe-gol è l’ultimo grande bomber italiano! Brevilineo, potente e con un sinistro portentoso, ha fatto sognare anche Foggia e Bologna.
La tormentata e amara vicenda del calcio scommesse, che purtroppo lo vede coinvolto in prima persona, non può e non deve assolutamente scalfire (i qualunquisti sono già all’opera) la sua immagine calcistica. Ecco perché è doveroso, a nostro giudizio, ricordare Beppe Signori esclusivamente per le sue straordinarie capacità tecniche: parliamo di uno dei migliori centravanti italiani di sempre, e la matematica è nostra complice nell’intavolare la nostra discussione.
I numeri, infatti, innalzano il biondo bomber lombardo nell’Olimpo dei migliori cannonieri della storia: con 188 gol in serie A è al nono posto nella classifica dei migliori marcatori di sempre. E’ stato capocannoniere tre volte, ultimo ad esserci riuscito e in compagnia di autentiche leggende come Boffi, Meazza, Platini, Pruzzo, Pulici e Riva. Nomi quasi mitologici, che hanno scritto pagine indelebili in varie epoche(l’unico ad aver fatto meglio di tutti loro è Nordahl, a quota cinque nella speciale graduatoria). Gli unici rimpianti per Signori sono quelli relativi alla nazionale, dove come vedremo fu vittima di un allucinante fanatismo tattico, e il non aver vinto trofei importanti: ma anche in questo caso non ha colpe specifiche.
Giuseppe Signori nacque ad Alzano Lombardo nel febbraio del 1968: dopo la gavetta nelle serie inferiori con Leffe, Piacenza e Trento, arrivò per lui la svolta nel Foggia del maestro boemo Zeman. In Puglia Beppe scoprì di avere un’invidiabile confidenza col gol, andando sempre in doppia cifra e conquistando una storica promozione in serie A nella stagione 1990-91. Piccolo ma dotato di una struttura fisica perfettamente equilibrata, Signori era devastante in progressione, abile nel dribbling e dotato di colpi tecnici interessanti.
Il suo asso nella manica era nel piede sinistro, che azionava con perizia e destrezza. I tiri erano potentissimi ma anche precisi, e così punizioni, tiri al volo o dalla media distanza diventavano imprendibili e imparabili per chiunque. Col Foggia stupì anche nell’anno del debutto in serie A: il rivoluzionario Zeman plasmò schemi offensivi e spettacolari, Signori li trasformava in oro insieme ai compagni d’attacco Baiano e Rambaudi. Beppe gol si meritò le prime convocazioni in nazionale e soprattutto, nell’estate del 1992, l’ingaggio da parte dell’ambiziosa Lazio di Zoff. A Roma sarebbe diventato un idolo per i tifosi e una bandiera del club biancoceleste, segnando a raffica fino a diventare il secondo marcatore di sempre (meglio di lui solo Silvio Piola).
Riuscì ad esprimere tutto il suo straordinario potenziale in maniera netta ed inequivocabile fin dalle prime partite, e per oltre cinque stagioni fu professionalmente ineccepibile. Signori vinse il titolo di capocannoniere nel 1993 (26 reti), nel 1994 (23) e nel 1996 in coabitazione con Igor Protti (24): il suo rendimento fu sempre eccellente, la Lazio conquistò piazzamenti importanti e risultati storici, come il secondo posto nel 1995 e la ritrovata ribalta europea. Dopo Zoff ritrovò in panchina il vecchio maestro Zeman e, nonostante le differenze tattiche di questi due ottimi allenatori, si confermò un rullo compressore negli ultimi venti metri.
Con Boksic, e con lo stesso Casiraghi, trovò una splendida intesa: avrebbe meritato il tricolore a Roma ma quando arrivò Beppe-gol era già andato via. Dopo una breve e non molto felice parentesi con la Sampdoria, Signori ritrovò stimoli e motivazioni in un’altra splendida città italiana: Bologna. Con gli emiliani, infatti, giocò dal 1998 al 2004 mettendo a segno, coppe comprese, quasi 90 gol. Il suo magico sinistro continuava ad essere devastante, la condizione fisica era ottimale e il Bologna, guidato dall’ottimo Guidolin, fu ben lieto di sfruttare l’inesauribile vena del suo nuovo capitano.
Con la nazionale italiana, purtroppo, Signori (che debuttò in azzurro nel 1992 contro il Portogallo nella U.S. Cup) non è mai riuscito ad essere un protagonista o comunque un vero top player. Eppure il suo massimo momento di forma coincideva con un appuntamento attesissimo come i campionati mondiali del 1994 in America. Il CT dell’Italia in quel periodo era Arrigo Sacchi, che dopo i trionfi milanisti voleva ripetersi anche con la nazionale maggiore. La sua gestione di Signori fu però francamente disastrosa, visto che gli cambiò ruolo e posizione in campo secondo criteri e convinzioni personali almeno discutibili.
Beppe, prima e durante Usa ’94, si ritrovò tornante o centrocampista, a volte scalava addirittura nel ruolo di terzino. Nella fase finale del mondiale giocò comunque sei partite, senza segnare ma sfornando prestazioni e assist (da ricordare soprattutto quelli con la Norvegia e la Spagna) fondamentali nel cammino dell’Italia fino all’atto conclusivo. Nella finale persa col Brasile, poi, non scese in campo neppure per un minuto: Sacchi gli preferì un Roberto Baggio impresentabile per un serio infortunio e Daniele Massaro. In totale con l’Italia Giuseppe Signori giocò fino al 1995, marcando 7 gol in 28 presenze ufficiali. Tornando ai club, invece, prima di ritirarsi giocò nel campionato greco e in quello ungherese.
Lucio Iaccarino