Un paio di esagitati contestano violentemente i giocatori dopo la sconfitta nel “Clásico” ed il club li espelle immediatamente.

Il tifoso del Real se la prende con Jese (foto: marca.com)

Il tifoso del Real se la prende con Jese (foto: marca.com)

In Italia siamo abituati a vedere i tifosi far ciò che vogliono: chiamare a rapporto la squadra, costringere i giocatori a “consegnare” le magliette, insultare i giocatori, esigere spiegazioni, richiedere scuse ed addirittura tenere in ostaggio un intero stadio. Siamo portati a pensare sia normale, anche perché i club non muovono un dito e le autorità si mostrano incapaci di identificare i violenti nonostante un dispiego sempre ingente di forze dell’ordine per le partite e nonostante l’enorme quantità di telecamere presenti negli stadi.
Invece non è normale. E, dopo l’esempio dato da Atlético Madrid e Deportivo La Coruña lo scorso autunno, dalla Spagna arriva una nuova dimostrazione di come sia facile frenare il tifo violento. Se solo ce n’è la volontà.

Ma riavvolgiamo il nastro: Domenica sera il Real Madrid, secondo in classifica in Liga e in un periodo non molto brillante, perde al “Camp Nou” per 1-2 contro il Barcellona nel “Clásico de España”, permettendo agli eterni rivali di portarsi a +4 quando mancano dieci giornate alla fine del torneo; di rientro nella capitale, i calciatori passano dal centro sportivo di Valdebebas e vanno a casa ognuno con la sua auto; è li che tre persone aggrediscono alcuni calciatori, prendendosela un po’ con tutti e in particolare con alcuni, ad esempio cercando di fermare Gareth Bale (nell’occhio del ciclone per le sue insufficienti prestazioni nonostante sia il calciatore più caro della storia), insultandolo e scalciando la sua auto, poi insultando Jesé Rodríguez (in campo solo negli ultimi 10’) e colpendo il finestrino della sua vettura con un pugno, finché non passa Sergio Ramos – vice-capitano, idolo e leader della squadra – che cerca di calmare gli esagitati, ma va via appena capisce che non vogliono sentir ragioni.




In Spagna certe scene sono rarissime. Fecero, per dire, scalpore gli insulti a Messi alla fine della scorsa stagione. Ed all’occhio italiano attirerà sicuramente l’attenzione il tono scandalizzato di Sergio Ramos nel vedere la scena sopra descritta. I gruppi organizzati più radicali sono stati sciolti da tempo e gli stadi sono teatro di spettacoli rivolti anche alle famiglie.
È per questo che il Real Madrid non ha tardato a denunciare e risolvere lo sgradevole episodio, comunicando tramite la pagina web ufficiale del club di aver identificato i tre scalmanati, uno dei quali socio del club – il Real Madrid è una società che si regge su un sistema di multi-proprietà per cui chiunque può esser “socio” apportando una quota annuale – e per cui è stata richiesta l’espulsione immediata; inoltre, nel pomeriggio di Lunedì, la commissione disciplinare del club si è riunita decidendo per i tre il divieto d’accesso al “Santiago Bernabéu” ed a qualsiasi altra struttura di proprietà del Real Madrid; i tifosi sono stati anche denunciati presso la commissione nazionale antiviolenza ed altre azioni legali saranno intraprese quanto prima.

Insomma, modi spicci, poche parole e tanti fatti. Non si discute, non si giustifica, ma in meno di 24 ore si risolve la questione. Una maniera di operare che dovrebbe farci riflettere su come trattare i tifosi violenti che sono il vero cancro del calcio italiano.

Mario Cipriano