Si disputavano le Semifinali di Champions League 1998 e la Juve di Lippi strapazzò il Monaco di Henry e Trezeguet con una superba esibizione di Del Piero.
Il sorteggio di Nyon è stato benevolo per la Juventus: tocca il Monaco, la migliore delle sette opzioni possibili. Sventato il pericolo di ritrovarsi squadroni come Real Madrid, Bayern Monaco o Barcellona.
Tra monegaschi e torinesi c’è un solo precedente, una doppia sfida risalente a ben diciassette anni fa. Ed è un precedente beneaugurante per i bianconeri.
Correva l’anno 1998, la Juventus era campione d’Italia e vice-campione d’Europa ed avrebbe chiuso la stagione da campione d’Italia e vice-campione d’Europa. Era una grandissima Juve, forse la migliore di sempre, con Del Piero, Zidane, Inzaghi, Conte, Ferrara, Deschamps, Davids, Peruzzi, Montero ed un lungo etc. La fase a gironi era stata difficoltosa, ma i bianconeri si erano qualificati dietro al Manchester United di un Ferguson non ancora Sir, però davanti al Feyenoord di Julio Cruz, Van Bronckhorst e Dudek. Ai Quarti di Finale (non si giocavan gli Ottavi) era toccata la Dynamo Kiev di Shevchenko e Rebrov, ma un hattrick di Inzaghi in Ucraina aveva portato la Juve in Semifinale per il terzo anno di fila. E in Semifinale attendeva il Monaco.
I biancorossi l’anno precedente avevano ceduto all’Inter di Ganz e Djorkaeff in Coppa UEFA e si erano rifatti vincendo la Ligue 1. La fortuna gli aveva sorriso, riservandogli un gruppo di Champions abbordabile, in cui avevan prevalso su Sporting Lisboa e Lierse, chiudendo in testa alla pari col Bayer Leverkusen. Ai Quarti un doppio pareggio contro il Manchester United (0-0 in casa, 1-1 a Old Trafford) gli aveva regalato una meritatissima qualificazione. Era il Monaco di Jean Tigana, con Barthez in porta e Sagnol in difesa, ma soprattutto con Ikpeba, Henry e Trezeguet in attacco.
Il match di andata si giocò al vecchio Stadio Delle Alpi il 1º Aprile 1998 e Lippi mandò in campo la Juve col consueto 4-3-1-2: Peruzzi; Torricelli, Iuliano, Montero, Pessotto; Di Livio, Deschamps, Davids; Zidane; Del Piero, F. Inzaghi. Tigana rispose con una formazione attenta, schierando un 5-3-2 con: Barthez; L. Martin, Sagnol, Konjic, Christanval, Pignol; Djetou, D. Diawara, Benarbia; Ikpeba, Trezeguet. E non ci fu storia. Al di là del fatto che i primi tre gol bianconeri arrivarono da un calcio di punizione e due rigori e che il match rimase aperto fin quasi alla fine, la Juventus diede di fronte alla squadra del Principato una lezione di calcio, coi due centrali a fermare il giovane ma temutissimo Trezeguet (un suo gran gol ad Old Trafford aveva dato la qualificazione ai suoi al turno precedente), i terzini a spingere costantemente sulle fasce, Edgar Davids instancabile come al solito e Zidane ad inventare dietro a quella che fu la coppia d’attacco più prolifica della stagione.
L’1-0 si fece attendere oltre mezz’ora, quando Zinedine Zidane (che alla fine di quell’anno avrebbe ricevuto il Pallone d’Oro, dopo aver vinto anche la Coppa del Mondo con la Francia) subì fallo a pochi metri dal limite dell’area di rigore, in piena zona-Del Piero, in un periodo in cui i calci di punizione di Alex eran quasi rigori, tanto alta era la percentuale realizzativa di un Pinturicchio mai così in forma. E, ovviamente, la palla finì all’incrocio dei pali, nonostante il volo incredibile di un incolpevole Barthez.
Lo svantaggio convinse Tigana a rinunciare ad un difensore, il terzino Pignol, inserendo il centrocampista Costinha (qualche anno dopo protagonista nel Porto di Mourinho), che nel finale del primo tempo segnò l’1-1 sugli sviluppi di un calcio d’angolo; la Juve, allora, spinse subito sull’acceleratore e dopo neanche un minuto trovò ancora con Zidane un calcio di rigore che Del Piero trasformò nel 2-1. Nella ripresa un secondo rigore, questa volta per un fallo su Pippo Inzaghi, e ancora Del Piero a segno per il 3-1. All’87’, col Monaco sbilanciato in avanti per gli ingressi in campo di Henry e Carnot, uno scambio Zidane – Del Piero – Zidane, concluso con rete da fuori area del francese, chiuse gara e discorso qualificazione, proiettando la Juve verso la Finale di Amsterdam.
La gara di ritorno, giocatasi il 15 Aprile a Montecarlo, fu poco più che una formalità, soprattutto dopo che Nicola Amoruso (entrato al 5’ al posto di Inzaghi, letteralmente calpestato – ancora oggi porta in viso i segni di quell’episodio – dal difensore Diawara) portò in vantaggio i bianconeri al Louis II, mettendo una pietra sulla doppia sfida. La comprensibile reazione del Monaco, concretizzata dalle reti di Leónard ed Henry, sarebbe stata frenata da una nuova prodezza di Del Piero, la decima in nove gare in quella Champions. Quindi, nel finale, l’inutile 3-2 del croata Robert Špehar.
Una Juve che sembrava imbattibile incappò poi in una serata storta, che coincise proprio con la Finale di Champions. E certo non aiutò che l’unico gol del match di Amsterdam contro il Real Madrid, segnato da Pedja Mijatovic, arrivasse in fuorigioco. Era la terza finale consecutiva che giocava la Juve, la seconda in cui usciva sconfitta. Per avere una rivincita dovette attendere cinque anni, ma a Manchester contro il Milan non andò molto meglio.
Quest’anno i bianconeri ci riprovano. A differenza di diciassette anni fa, non sono più lo squadrone che tutti temevano, bensì un avversario che pure il Monaco sarà stato felice di pescare. Anche i monegaschi, però, son cambiati e, dopo qualche alto e basso (la Finale di Champions del 2004, la crisi economica che li ha portati addirittura alla retrocessione in Ligue 2, la rinascita odierna parzialmente frenanta dal FFP), oggi ripongono le loro speranze in Berbatov e Kongodbia, nomi che spaventano sicuramente meno di quelli di Henry e Trezeguet.
Di seguito un amplio riassunto del Juve-Monaco 4-1 del 1998:
Mario Cipriano