Mario La Cava, un veterano della Serie D con tanti gol in carriera e saggezza da vendere.

La Cava

Mario La Cava

Mario La Cava è un veterano della Serie D. Uno che non molla mai e a 34 anni ha ancora voglia di giocare per qualche anno. Ha giocato in molte parti d’Italia facendo sempre gol e andando spesso in doppia cifra. In questa stagione si è diviso fra l’Olbia e la Lupa Castelli Romani, società di Frascati nata due anni fa, vincitrice del secondo campionato consecutivo e neopromossa in Lega Pro dopo l’autorevole vittoria con due giornate d’anticipo del Girone G di Serie D.

Mario, sei reduce dalla vittoria del campionato, analizziamo la tua stagione e quella della Lupa Castelli Romani”.

“E’ inutile dire che è stata una grande stagione per me e la squadra che ha vinto con pieno merito avendo la meglio su una concorrente forte come la Viterbese. La mia annata è stata un pò più tortuosa. Ho iniziato con l’Olbia dove c’erano grandi speranze per questo campionato e le possibilità per vincere c’erano tutte ma poi il quadro si è complicato e le cose non stavano più andando come dovevano. Stavo per andare a Potenza poi ho accettato la chiamata della Lupa Castelli, una grande squadra costruita da una società molto seria. E’ stata una cavalcata impressionante la nostra”.

Avete portato la città di Frascati nei professionisti.

“Siamo sempre stati in testa alla classifica. La Lupa è una delle squadre che ha fatto meglio in assoluto a livello nazionale. La chiave del successo è stata aver avuto a disposizione molti attaccanti, tutti a segno, a partire da Siclari e Nohman che hanno disputato una stagione straordinaria”.

I campionati si vincono grazie soprattutto a un grande attacco.

“Chi vuole vincere deve avere un buon numero di punte, tutte capaci di andare a segno. Avere più frecce nel tuo arco ti rende più forte”.

Come ti sei trovato in un gruppo con tanta concorrenza?


“Ho accettato di far parte di questo gruppo sapendo di inserirmi in un organico molto competitivo, ma non andavo a fare semplicemente numero. Nella mia carriera mi sono messo sempre in gioco e stavolta non è stato diverso. E’ importante trovare persone che scommettano su di te. Pur essendo arrivato a metà stagione quando ho avuto l’opportunità non l’ho sprecata segnando gol pesanti. Aver segnato reti decisive per la vittoria è stato bello e importante per me”.

E cosa’altro serve per vincere nel calcio?

“E’ necessario essere uomini oltre che giocatori che significa capire e accettare le scelte dell’allenatore. Altrimenti rischi di vedere solo le tue esigenze e puoi rovinare uno spogliatoio. Con gli uomini si vince.”

E’ curioso. La Lupa Castelli Romani è una società sorta soltanto nel 2013 quando la vecchia Lupa Frascati è emigrata a Roma. E dall’Eccellenza ora si ritrova già in Lega Pro. Ora sono entrambe nei professionisti.

“Nel Lazio e in particolare nella Provincia di Roma non credo ci siano mai stati tanti club così in alto. Vedere società gloriose come il Parma ed altre fallire e delle piccole come il Carpi in Serie A dice tanto di come è cambiato il calcio.  La programmazione è molto importante e se fai le cose bene raccogli i frutti. Il nome e il blasone da soli invece non bastano più. Serve altro”.

Sei un veterano della Serie D. Come è cambiata da tanti anni a questa parte questa categoria?

“E’ rimasto nel tempo un campionato molto difficile da affrontare, la competizione è forte perchè soltanto una squadra può salire e il margine d’errore per questo si riduce moltissimo. A mio parere resta oggi più duro cimentarsi in Serie D che in Lega Pro dove i play-off offrono una chance in più ad alcune squadre.

Hai giocato ovunque. Dall’Emilia Romagna in giù fino a Puglia e Campania. Quali sono le maggiori differenze fra i vari gironi?

“Sento dire spesso che tra certi gironi e altri c’è una netta differenza, ma con la mia esperienza posso dire che non è affatto così. Più o meno i gironi si equivalgono tutti. Certo, qualcuno a volte può essere di livello un pò più alto, ma lo scarto è davvero piccolo. Un ds deve optare tra una squadra un pò più tecnica o più caratteriale a seconda di ciò che hai bisogno. Ciò che cambia davvero è il seguito che c’è al Sud. Nell’Eccellenza pugliese puoi trovare medie spettatori che altri fanno in Serie C. “.

Quella è passione vera.

“E’ un modo di vedere il calcio in maniera diversa. La motivazione di un giocatore c’è sempre, ma in certi contesti sei più caricato e hai più foga. Per questo alcune piazze magari sono meglio per chi ha più esperienza e non tanto per dei giovani che o diventano giocatori subito oppure si bruciano”

L’annata che ricordi con più piacere?


“Cerco di dimenticarmi ciò che è stato per ricaricarmi quindi dico l’ultima stagione con la Lupa”

Cosa può far privilegiare a un allenatore un attaccante esperto di 34 anni rispetto a un giovane?

“E’ scontato dire l’esperienza ma l’età non credo sia il primo parametro per valutare un giocatore. La condizione fisica è sempre determinante. Potresti avere l’esperienza ma non la brillantezza necessaria e così un giovane di 20 anni già forte parte avvantaggiato. Ma per lo stesso motivo un giocatore non più in erba ma fisicamente a posto può giocarsi sempre le sue carte. A 34 anni mi sento ancora in forma, vuol dire che non ho mai mollato e voglio continuare”.

Per quanto ancora giocherai?

“Me lo dirà il fisico, finchè risponde continuerò al più alto livello possibile anche se la categoria non importa. Conta la serietà del club”.