Il dietrofront sulla fidejussione obbligatoria può scatenare ricorsi

Il Commissario di Lega Pro Tommaso Miele

Il Commissario di Lega Pro Tommaso Miele

La lunga estate del calcio italiano durerà più del previsto. La notizia uscita ieri all’ora di pranzo e confermata nel tardo pomeriggio ha fatto clamore. La Lega Pro smentisce sè stessa e le sue decisioni. Il deposito con fidejussione obbligatoria di 500.000 euro per poter disputare il campionato di terza serie, stabilito come cardine in vigore dall’attuale stagione per evitare l’iscrizione di società in cattivo stato patrimoniale o insolventi, non è più necessario. Dunque, inutile.

La clamorosa novità dimostra l’incoerenzadelle scelte programmatiche e regolamentari di chi ha in mano il governo della Lega Pro che, con questo ribaltone azzera la propria credibilità, scatenando ricorsi di ogni tipo, rendendo vani gli sforzi di chi comunque aveva accettato le regole e fatto sacrifici in tal senso, al limite della drammaticità, e poi rivelatisi inutili e, a questo punto, senza motivazione.

Il “ripensamento” degli organi di governo mettono in discussione la partecipazione delle squadre che i 500 mila euro li aveva versati, Albinoleffe e Pordenone. E prima ancora che fosse divulgata la notizia, era già stato annunciato il ricorso della Viterbese per ammissione del presidente del club laziale Vincenzo Camilli che farà pervenire agli organi collegiali un ricorso contro la decisione di ridurre il numero delle squadre partecipanti, ridotte da 60 a 54 a dispetto del regolamento in vigore e in assenza di una deroga ufficiale.

Che fosse un’estate calda, anzi torrida per il calcio italiano, e non solo per le temperature, lo si era già visto dall’inizio, ma la quantità di scandali, colpi di scena, smentite, ribaltoni e ricorsi non ha fine. Il nostro pallone malato ha bisogno ancora più che nel passato di un’azzeramento molto profondo.