L’ex-portiere lascia il calcio giocato e inaugura una scuola per giovani talenti

Aprea

Giuseppe Aprea

Giuseppe Aprea ha girato mezza Italia e difeso la porta di tante squadre dalla Serie B alla D. Dopo 20 stagioni alle spalle e, nonostante, abbia appena ricevuto “un’offerta allettante da un’importante squadra di Lega Pro”, ci confessa che non indosserà più i guantoni. “La mia esperienza da atleta si conclude qui”. Nell’ultimo anno ha sfiorato i play-off di Lega Pro con l’Ancona. “Mi avevano offerto di continuare ma ho rifiutato. Voglio restare a Mestre, dove mi sono stabilito con la mia famiglia. Qui stiamo benissimo e voglio finalmente stare accanto ai miei 3 figli dopo tanto tempo”.

Che scenari si aprono per te ora?

“Sto inaugurando una nuova attività professionale. Al momento sono impegnato nel creare la mia personale scuola di preparazione per giovani portieri. Sarebbe bello continuare a giocare ma faccio i conti con l’età e ho deciso di intraprendere questa strada che spero mi dia molte soddisfazioni”

Dunque, hai scelto Mestre per vivere?

“Sì. Ci siamo stabiliti qui perchè il posto dove io e la mia famiglia ci siamo trovati meglio in assoluto fra tutti quelli dove sono passato. Soprattutto, i miei figli sono nati o cresciuti qui e abbiamo voluto restare per questo. In questa zona si vive benissimo, la qualità della vita è più alta che in molte altre parti del nostro paese”.

Tornando alla scuola portieri, come ti è venuta l’idea?

“Me l’ha suggerita il mio amico Mauro Bacchin. E’ un’impresa personale. Ma non sono il primo a buttarsi in questo. I miei colleghi Generoso Rossi, Gennaro Iezzo e Gabriele Aldegani hanno già un’attività del genere. Le loro scuole portieri hanno moltissimi iscritti. La mia idea però è un pò diversa, preferisco concentrarmi su un numero ristretto di ragazzi da crescere. Il mio obiettivo è quello di concentrarmi sui giovani, crescere nuove leve. Aprirò la mia scuola per bambini dall’età dei ‘primi calci’ fino ai 17 anni.

Non hai pensato di ricoprire lo stesso ruolo in qualche società?

“Ho ricevuto delle proposte serie da alcune società, fra cui il Torino. Ma questo vorrebbe dire spostarsi ancora e non voglio trasferirmi nuovamente. Ripeto, preferisco la stabilità. Inoltre legarsi ad una società ti può limitare e non è la mia scelta. Sono pronto a collaborare con le società che volessero proprorsi ma preferisco buttarmi in un’impresa mia, e rivolgere gli insegnamenti che l’esperienza mi ha dato a molti più ragazzi di quanto un settore giovanile in particolare ti può dare”.

E’ un nuovo modo di allenare i giovani.

“E’ un desiderio che sto tramutando in realtà, ci metterò tutto me stesso. E’ un lavoro duro e difficile. Spero di dare oltre ai fondamentali del ruolo anche insegnamenti che vanno oltre il calcio”.

Cosa ha di innovativo un’offerta di questo tipo?

“Si possono individuare i migliori talenti e accoglierli in una struttura ad hoc per migliorarne i fondamentali e farli crescere con più attenzione. Molte società, anche tra i professionisti, non hanno strutture all’avanguardia e programmi di allenamento specifici per fare questo. Figuriamoci le piccole scuole calcio dove non viene data la giusta attenzione ai portieri e non possono essere fatti gli investimenti adeguati. Con una preparazione mirata viene offerto un grande aiuto alla crescita dei giovani”.


Come vedi la nuova generazione di portieri italiani?

“Continuamo ad avere grandi talenti. Il livello medio del ruolo è anche più alto di quello di tempo fa. I vivai che però hanno sfornato i giovani migliori sono i soliti 3 o 4. Quelli che hanno le strutture all’avanguardia”.

Parlando della tua carriera, qual è il momento che ricorda con più emozione?

“Quando ho firmato il contratto con il Perugia di Gaucci, allora in Serie A. Ma il cruccio è non essere riuscito mai a debuttare in massima serie. Il presidente era un vero personaggio,a dir poco vulcanico. Uno come lui manca al nostro pallone”.

Per concludere, dove sorgerà la tua accademia.

“Presso lo Sporting Club di Mestre. E’ una struttura super moderna e provvista di campi di calcio e calcetto, in erba e in sintetico.”

Paolo Chiappini