Un inizio tutt’altro che positivo per i biancorossi in campionato.

Logo Monza

Logo Monza

Quei tifosi che, dopo la sconfitta contro il Ciliverghe di Mazzano, hanno creduto che il Monza avesse toccato il punto più basso della propria storia staranno ora ripensando, forse addirittura con una punta di malinconia, a quella partita. Chi invece, stoico e dotato di forte autocontrollo, aveva resistito per altri sette giorni prima di tracciare la linea di fondo, facendola coincidere, una settimana più tardi, con il pareggio interno contro la Varesina (arrivato per di più quattro giorni dopo quello con la Pergolettese), si sbagliava. E allora, visto il recente passato, è giusto definire la sconfitta contro la Grumellese come la domenica più nera della storia monzese? Forse no, perché la squadra di Delpiano sta dimostrando con i fatti che, una volta raggiunto il fondo, si può sempre scavare. Scavare, scavare, scavare, senza freni, senza sosta. Scavare e scendere ancora, scavare perché dell’umiliazione di giocare la D non ci si accontenta, e nemmeno di quella di essere tagliati fuori dalla lotta per la promozione diretta dopo appena un quarto di campionato.

Il Monza sceso in campo è senza dubbio uno dei peggiori di questi anni: demotivato, per niente grintoso, arrendevole dinanzi la prima difficoltà.

Tutto sommato, almeno durante la prima mezzora di gioco, la domenica non si era nemmeno preannunciata così negativa per gli uomini di Delpiano che, al contrario di quanto dica il risultato, erano scesi in campo con il piglio giusto e l’intento – ci mancherebbe! – di fare la partita. In pochi minuti i biancorossi si erano così resi pericolosi per la porta difesa da Frattini in almeno tre circostanze. Su tutte, l’occasione più ghiotta è passata, guarda un po’, sui piedi di Soragna che al volo ha corretto un buon cross di Tripsa, spedendo però il pallone sul palo.

Poi, il nulla. Ed il poi, più precisamente, coincide con il trentasettesimo minuto di gioco, ovvero quando Sokoli esce palla al piede servendo (male) Comentale, il quale peggiora le cose regalando palla ad Okyere che s’invola solo contro Cetrangolo e lo trafigge con buona freddezza. Locali in vantaggio e Monza mai più in partita. A nulla servono i due cambi che Delpiano effettua nell’intervallo, cercando di dare più peso al reparto offensivo (Spampatti per Fumana) e più estro al centrocampo (Pontiggia per Comentale).

I biancorossi si perdono tra le colline Bergamasche, smarrendo la bussola ed il senso del pudore. Nell’arco di un’intera frazione di gioco, seppure sotto di una rete, Cattaneo e company non riescono mai a far tremare di paura il pubblico di casa. La difesa non è in grado di impostare la manovra e si dedica a lanciare lunghissimi palloni in avanti alla spera in Dio, scavalcando il centrocampo che resta in tal modo tagliato fuori da qualsiasi manovra. Soragna s’adopera per addomesticare detti lanci, talvolta riuscendoci. Ma la punta piemontese combatte contro i mulini a vento: nessuno è mai nel posto giusto al momento giusto ed i suoi appoggi divengono quindi comodi assist per gli avversari.

E così l’unico bottino per i tifosi biancorossi giunti in buon numero anche allo Stadio Libico di Grumello è un altro smacco al loro orgoglio. A fine partita, proprio i supporters brianzoli aspettano la squadra al varco degli spogliatoi per un confronto civile. C’è rabbia, rammarico, delusione. Qualcuno invita i giocatori, addirittura, a togliersi di dosso la maglia che vestono ogni domenica. I temi tecnici lasciano il posto a quelli mentali, alla parte di testa. A Cattaneo e D’Errico, in prima fila di fronte ai tifosi, viene chiesto maggiore impegno, più agonismo e voglia di fare bene.

La società si chiude in un silenzio stampa più o meno ufficiale, togliendo al pubblico anche il diritto d’informazione. Nessuno al termine della partita rilascia dichiarazioni, né Delpiano, né Antonelli Agomeri, così bravo soltanto sette giorni prima a dispensare nella sala stampa del Brianteo alibi e difese al proprio operato estivo, elogiando squadra e mister anche di fronte a prestazione scadenti.

L’impressione è quella che tutti, società e giocatori, remino al momento più verso il proprio piccolo traguardo personale che non nella direzione dei successi di squadra. I ragazzi più giovani pagano giustamente l’inesperienza, essendo molti di loro all’esordio in una prima squadra. I più navigati non sembrano capaci di far loro da chioccia. Il mister le prova tutte cambiando moduli e uomini. Il presidente Colombo è sempre presente allo stadio, ma per ora stenta a metterci la faccia. Ma queste sono considerazioni che già avevamo fatto e scritto sia quindici che sette giorni fa, quando in tanti avevano creduto di aver toccato il punto più basso della storia biancorossa. Salvo poi essere smentiti.

Tommaso Samiolo

Fonte: Monza-news.it