Di padre in figlio col gol nel sangue
Nello sport non sempre i figli d’arte che scelgono la stessa carriera dei loro padri sanno emularne le gesta. E’ difficile, se hai avuto un genitore che è stato un fuoriclasse, arrivare a tanto e soprattutto non sentire il peso del cognome che ci si porta dietro. Di esempi noti ce non sono alcuni. L’eccezione alla regola più lampante è Paolo Maldini, figlio di Cesare. Segno che ogni tanto la seconda generazione può duellare onorevolmente con quella che l’ha preceduta.
Un altro che potrebbe rappresentare un’eccezione alla regola è Simone Ganz, figlio di Maurizio, celebre ex centravanti tra le altre di Inter e Milan con oltre 150 gol fra Serie A e B. La carriera di Simone è ancora tutta da scrivere e il paragone con il padre, ad appena 22 anni, è ancora prematuro ma se riuscisse ad eguagliare il suo predecessore farebbe tornare di moda l’epiteto in lombardo “el segna semper lù”.
Dopo l’esonero di Sabatini a Como, e contestualmente al recupero da un infortunio al ginocchio, ha trovato più spazio con Gianluca Festa in panchina. Lo scorso anno è stato uno degli artefici principali della scalata lariana alla B con 15 gol fra campionato e play-off. Nelle ultime due gare, partito da titolare, ha segnato tre gol, togliendo la spunta sullo 0 che finora campeggiava sulla sua scheda. A Chiavari ha messo a referto una doppietta che ha illuso il Como poi ripreso sul 2-2. La nota lieta per i lombardi è disporre di un Ganz ritrovato che ha appena iniziato a buttarla dentro e non vuole fermarsi.
Il suo contratto scade a giugno e con una buona stagione potrà meritarsi un ingaggio per restare in serie cadetta, provando prima a salvare il Como con i suoi gol. Per farci dire Ganz, un nome una garanzia.
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