Abbiamo intervistato il ds del Campobasso Antonio Minadeo che ha appeso le scarpette al chiodo ma è rimasto in rossoblu come ds. Un bilancio di questa prima parte di torneo.
Per anni Tonino Minadeo ha indossato la maglia rossoblu (in serie C2, D ed Eccellenza) del Campobasso portando al braccio la fascia di capitano. Difensore centrale col vizio del gol, dopo il ritiro dal calcio giocato Minadeo ha continuato a lavorare e difendere i colori rossoblu, passando dal campo alla scrivania e ricoprendo il ruolo di Direttore Sportivo.
Antonio, partiamo dal derby di domenica: 1-1 contro l’Isernia, che partita è stata?
“Una partita un po’ troppo sentita da entrambe le parti, un derby con poche emozioni, sia l’Isernia che il Campobasso hanno disputato gare migliori, ma l’importante era non perdere”.
Un bilancio sul campionato al termine del girone d’andata: Samb capolista in fuga, seguono Matelica e Fano e poi la classifica è molto corta…
“Se la Sambenedettese non avrà significative battute d’arresto potrà condurre in porto il campionato, Fano e Matelica si sono rafforzate, diciamo che sarà una lotta a tre. Poi nel giro di 5 punti ci sono 11 squadre, sarà battaglia per i playoff”.
Il Campobasso è a 2 punti dal quarto posto, in panchina un nuovo allenatore (Favo subentrato a Cappellacci) e rosa rivoluzionata da innesti e cessioni: qual è l’obiettivo dei rossoblu per la seconda parte della stagione?
“Gli obiettivi iniziali sono stati dimenticati, si sono verificati troppi imprevisti nel corso della stagione. Ora puntiamo a fare il meglio possibile da qui al termine del torneo, dare tutto in ogni partita senza porci un obiettivo specifico”.
Per anni sei stato leader della retroguardia rossoblu e capitano della squadra, poi hai subito intrapreso la carriera dirigenziale: è più difficile marcare gli attaccanti avversari o fare il direttore sportivo?
“In questo momento posso dire che a me veniva meglio marcare gli attaccanti avversari (ride). In tutto ciò che si fa bisogna mettere il massimo impegno e serietà; con l’onestà che credo mi abbia contraddistinto da giocatore ho intrapreso questo percorso, qualche errore lo abbiamo commesso, ma abbiamo lavorato in buona fede e questo credo che i tifosi lo abbiano capito. Abbiamo fatto il possibile, non è andata come ci aspettavamo, ma tutti possono commettere errori: ora dobbiamo rimboccarci le maniche e ripartire più forti di prima”.
Campobasso è una piazza importante, qual è il tuo rapporto con la tifoseria e con la città?
“Alcuni vorrebbero far credere che l’avvio di questa parentesi dirigenziale non proprio brillante abbia incrinato il forte legame instaurato con la città, ma non è così. Domenica ad Isernia ho seguito il derby tra i supporter rossoblu, i quali nutrono ancora grande affetto nei miei confronti e ciò mi fa molto piacere”.
Il ricordo più bello della tua carriera da calciatore.
“Gli ultimi tre anni con il Campobasso sono stati fantastici, ci sono stati tanti bei momenti; tra i ricordi più recenti la rete al 90’ a San Benedetto lo scorso anno (Sambenedettese-Campobasso: 2-3) è stata sicuramente motivo di grande gioia e soddisfazione”.
Chi era il tuo idolo, il giocatore a cui ti ispiravi?
“Da ragazzino mi piaceva molto Van Basten, ma dato che ricoprivo un ruolo diverso in campo e non avevo le sue qualità tecniche mi sono messo in proprio (ride) e ho iniziato a seguire difensori delle categorie inferiori”.
Curiosità: se non avessi fatto il calciatore saresti stato un buon…
“A volte ci penso ed è difficile rispondere. Ho frequentato l’istituito alberghiero e da ragazzo in estate lavoravo negli alberghi della Riviera, probabilmente se non fossi diventato un calciatore avrei fatto il cameriere”.
Tutto sommato il capitano non si può lamentare delle soddisfazioni ottenute sui campi di calcio nella sua lunga carriera…
Alessandro Marone