“Ho trovato un bell’ambiente, lavoriamo partita dopo partita e alla fine faremo i conti”.
Classe 76’, cresciuto nei Piccoli Azzurri di Cascina (sua città natale) e nello Zambra, Christian Amoroso ha fatto tutta la trafila delle giovanili con la maglia della Fiorentina. Contribuisce alla promozione in serie A dell’Empoli con 33 presenze e 2 reti, poi ritorna a Firenze e con i Viola disputa 5 stagioni nella massima serie. Nel 2002 passa al Bologna, club in cui milita sette stagioni (4 in serie A e 3 in serie B) e con il quale centra un’altra promozione. Un anno ad Ascoli in serie B, conclude la carriera con la maglia nerazzurra del Pisa, anche se l’ultima stagione è segnata da continui problemi fisici. Dopo aver appeso le scarpette al chiodo intraprende la carriera da allenatore: guida gli Allievi e la Berretti del Pisa e, nel marzo dello scorso anno, guida la prima squadra fino al termine della stagione. Il nuovo anno coincide con l’inizio di una nuova avventura: il 12 gennaio subentra a Rossano Alberti sulla panchina del Ponsacco, club che milita nel girone E della serie D.
Allora Christian, prime due partite da allenatore del Ponsacco abbastanza impegnative: sono arrivate una vittoria (1-0 contro il Foligno) e una sconfitta (2-1 in casa del Gubbio). Che ambiente hai trovato e quali sono le tue sensazioni?
“Ho trovato un bell’ambiente, la squadra è buona, stiamo lavorando bene sotto tutti i punti di vista. Contro il Foligno abbiamo disputato una grande gara e abbiamo vinto meritatamente; domenica a Gubbio eravamo passati in vantaggio e stavamo controllando il match, poi c’è stato un dubbio calcio di rigore per gli avversari con espulsione del nostro portiere, loro sono una bella squadra, hanno giocatori di qualità, è chiaro che la partita si è complicata e a pochi minuti dalla fine abbiamo preso il secondo gol. Ho fatto comunque i complimenti ai miei ragazzi perché anche in dieci ci siamo fatti rispettare”.
Prossime 5 partite: Città di Castello (in casa), Viareggio, Colligiana (in casa) e poi due trasferte contro Jolly Montemurlo e la capolista Gavorrano. Con che spirito affronterete queste gare e qual è l’obiettivo del Ponsacco per questa seconda parte di stagione?
“Affrontiamo le partite una per volta. Ora pensiamo alla prossima in casa del Città di Castello, cercheremo di fare risultato pieno. Ai ragazzi ho detto di non guardare la classifica, lavoriamo giorno per giorno e alla fine vedremo dove riusciremo ad arrivare”.
Il Ponsacco ha collezionato 10 vittorie, altrettante sconfitte e 1 solo pareggio: come interpreti questa statistica?
“Ho visto questo dato, ma sono qui da poco, devo ancora capire bene la situazione. Spesso fuori casa fatichiamo a fare risultato, cercheremo di migliorare”.
Dopo aver allenato gli Allievi e la Berretti del Pisa, lo scorso anno nel finale di stagione hai guidato la prima squadra dei nerazzurri: che esperienza è stata?
“Un’esperienza formativa da tutti i punti di vista. Sono entrato in uno spogliatoio dove c’erano giocatori importanti, la situazione era particolare ed è stata un’esperienza utile non solo dal punto di vista tecnico-tattico, ma anche per quanto riguarda l’aspetto psicologico, dal momento che c’era da restituire serenità ad alcuni giocatori. Abbiamo cercato, con successo, di cambiare e dare una nuova identità alla squadra, non abbiamo raggiunto l’obiettivo dei playoff ma a livello di risultati non siamo andati male, sono soddisfatto”.
Come giudichi il campionato del Pisa? Riuscirà a raggiungere la promozione?
“Mi auguro che il Pisa riesca a conquistare la serie B. E’ un campionato difficile, bisogna cercare di lasciare per strada meno punti possibile. La squadra è completa, si è rafforzata in ogni reparto, ci sono i presupposti per tenere il passo della Spal e centrare l’obiettivo”.
Qual è il ricordo più bello della tua carriera da calciatore?
“La promozione conquistata con il Bologna. Dopo Calciopoli siamo finiti in serie B e ci siamo rimasti tre anni: riuscire a riportare i rossoblu in serie A è stata una grandissima soddisfazione. Poi a livello personale ho disputato anche partite importanti, sia in serie A che in Champions League, con la Fiorentina siamo stati anche campioni d’inverno, ma diciamo che il momento della promozione con il Bologna è stato molto emozionante”.
Con la Fiorentina hai affrontato il Barcellona nell’edizione 1999/2000 della Champions League (Barcellona-Fiorentina: 4-2) e ti sei tolto anche lo sfizio di segnare un gol al Camp Nou…
“(ride). Sì, diciamo che è stato un gol un po’ casuale, una deviazione fortuita, però sul tabellino c’è il mio nome…”.
A breve prenderà il via il Torneo di Viareggio: cosa pensi di questa competizione?
“Lo scorso anno ci sono stati un po’ di problemi a livello di strutture, vediamo quale sarà la situazione quest’anno. Lo scopo dei settori giovanili è quello di far crescere i ragazzi, formarli, senza pensare solo al risultato; il Viareggio è una bella vetrina, un’occasione che i ragazzi hanno per mettersi in mostra, giocare senza la pressione dell’ottenere la vittoria sarebbe un aspetto a vantaggio del bel gioco e dello spettacolo”.
Nella Primavera della Fiorentina che nel 1995 arrivò in finale (persa ai rigori contro il Torino) al Torneo di Viareggio c’erano anche Zanetti, Flachi e Vigiani…
“Sì, prima molti giocatori che partecipavano al Torneo di Viareggio erano già formati e andavano a giocare in serie A o in B. Nell’Under 21 dell’epoca c’erano Totti, Buffon, Lucarelli, Bellucci, Zanetti, giocatori che erano titolari in club di serie A…ora le cose sono un po’ cambiate”.
Una fotografia del campionato di serie A…
“Il Napoli sta esprimendo un bel gioco, è migliorato molto con Sarri, la Juve ha un grande potenziale in ogni reparto e scende sempre in campo per vincere, l’Inter la vedo un gradino indietro, meno solida. Napoli e Juve hanno la forza del gruppo e se la giocheranno fino alla fine”.
L’allenatore a cui sei più legato?
“Ringrazio Giovanni Trapattoni perché mi ha lanciato nella massima serie. Sono legato anche ad Ulivieri, condividevo la sua visione calcistica; nel corso della mia carriera sono stato allenato anche da Mancini, Mihajlovic, Mazzone…ognuno speciale a suo modo”.
Il giocatore che più ti ha impressionato.
“L’avversario più forte sicuramente Ronaldo. Tra i compagni di squadra mi ha impressionato Edmundo, aveva delle qualità tecniche straordinarie. Ora ci sono Messi, Neymar… in serie A mi piace molto Dybala”.
Se non fossi diventato calciatore saresti stato un…
“(ride). Sinceramente non so, ho conseguito il diploma ma a scuola non ero un fenomeno, da bambino avevo il desiderio di diventare il calciatore: ho profuso tutti i miei sforzi per raggiungere l’obiettivo e sono riuscito a coronare quello che era un sogno”.
Da bambino tifavi per…
“Da piccolo ero juventino…”.
Hai altri interessi oltre al calcio?
“Mi piace il tennis, gioco un paio di volte a settimana; faccio anche partitelle a calcetto con gli amici. E poi mi piace viaggiare, amo il mare”.
I valori in cui credi di più.
“Al primo posto metto la famiglia. Sono una persona molto schietta, credo che la sincerità e la correttezza paghino sempre”.
Alessandro Marone