L’olandese svela un particolare interessante.
Quanto ha aspettato quel momento: tornare in campo per essere protagonista, come è sempre abituato a fare. Ha aspettato una vita. E ora Kevin Strootman è pieno di rabbia da gettare sul quel rettangolo verde che ne basterebbe solo la metà per motivare una squadra intera.
Tempo fa KS6 scagliava i palloni contro il muro perché il ginocchio parlava una lingua sconosciuta. Ora conta i minuti. E li prenota. Già da domani a Udine: lì è segnata un’altra tappa verso il rientro definitivo, quello che tutti i tifosi della Roma si augurano avvenga il prima possibile.
La memoria scorre indietro, fino alla scorsa estate. La sua corsa a quel tempo non era fluida, l’umore nero, il ginocchio non dava risposte positive. Strootman pareva fidarsi solo dell’oracolo Van Dijk (e della sue équipe), il professore olandese dei primi due interventi. La Roma no.
A Trigoria c’era chi da settimane aveva capito che la strada era sbagliata, che una svolta era obbligatoria. Ma il giocatore non voleva ascoltare, non c’era verso di farlo ragionare. E così i dirigenti un pomeriggio di agosto lo presero da parte e gli dissero più o meno così:
“In questo modo rischi nuovamente di farti male. E noi non vogliamo essere il club del prossimo k.o.. Dunque, se non vuoi operarti ti vendiamo, per noi puoi anche cercarti una nuova squadra. Viceversa, se tu ti operassi, crediamo talmente tanto nella possibilità di rivederti in campo che ti proponiamo già da adesso un prolungamento del contratto di un anno (2019, invece dell’attuale 2018)”.
Parole che centrarono in pieno il bersaglio. Strootman dopo pochi giorni si sottoporrà al terzo intervento, stavolta dal professor Mariani, uno specialista consigliatogli anche da capitan Totti. Ma quel contratto l’olandese l’ha lasciato in sospeso: “Vi ringrazio, ma non sarebbe giusto firmare adesso. Del rinnovo parliamo non appena sarò definitivamente tornato”.
Umiltà, riconoscenza e tanta voglia di tornare ad essere quel campione che tutti conoscono. In bocca al lupo, Kevin!