Il primo mattone dopo il fallimento: ma la scalata è ancora lunga.
Smaltita la sbornia per la festa, comunque contenuta perché il passaggio in Lega Pro viene visto solo come una tappa della rinascita del club, in casa Parma è tempo di bilanci. Le ultime 3 gare del campionato contro Ravenna, Bellaria e Sammaurese dovranno permettere di mantenere la storica imbattibilità, ma al termine di 8 mesi vissuti tutti d’un fiato non ci si può che voltare indietro con soddisfazione ed emozione, ripensando ai tanti dubbi che accompagnarono l’inizio dell’avventura, avvenuto ufficialmente il 27 luglio con l’affiliazione alla Figc del Parma 1913 e poi sul campo il 6 settembre con la storica partita sul campo dell’Unioncampo Arzignano, prima gara del Parma in Serie D dopo 40 anni.
Fu un pomeriggio di emozione e trepidazione, con il piccolo centro vicentino invaso dal calore dei tifosi crociati, in testa il presidente Scala. Un rigore di Riccardo Musetti regalò i primi 3 punti di quella che sarebbe stata una marcia trionfale, non certo macchiata dai 10 pareggi totali, né dai 121’ complessivi che la squadra ha passato in svantaggio, non rischiando però davvero mai di perdere l’imbattibilità, eccetto forse che durante l’ultima partita del 2015 in casa contro la Sammaurese, la peggiore della stagione insieme a quella sempre al Tardini contro il Forlì.
Ma il fatto che la squadra non abbia sempre convinto in casa sul piano del gioco è una conseguenza dell’approccio molto difensivo mostrato da parecchi avversari al Tardini, prima che la qualità della rosa crociata venisse quasi sempre a galla. Così, dalla 7a giornata il primato solitario staccando il Lentigione, il Parma non ha più avuto rivali, seminando con il passare delle settimane anche gli “eroici” Altovicentino e Forlì.
Il futuro però è già adesso. Perché dopo aver provato a portare a casa lo scudetto di categoria per potersene fregiare nella prossima stagione, partirà già la programmazione in vista del campionato di terza serie, dove il Parma non gioca da 30 anni, ma che, a prescindere dal girone in cui verrà collocata la squadra, vedrà giocoforza gli emiliani tra i favoriti d’obbligo per il salto in Serie B.
Tanti i protagonisti della stagione crociata, dovendo provare a definire una top 3, che esula dall’ottima gestione tecnica e ambientale di mister Apolloni, impeccabile nel compiere la missione e nel saper reggere alla pressione imposta dalla necessità di vincere ad ogni costo, non si può che partire da Kristaps Zommers, il sorprendente giovane portiere lettone battuto appena 13 volte e destinato a diventare a breve un uomo-mercato.
A seguire il motorino Ciccio Corapi, idolo della tifoseria in virtù della proverbiale generosità mostrata in ogni partita, che ne ha fatto un intoccabile in più ruoli, da quello di mediano a quello di trequartista, quando Apolloni ha deciso di avanzarlo nel 4-2-3-1 che segnò la prima svolta della stagione: per il trottolino calabrese anche 10 gol in stagione, compreso quello che ha suggellato la festa.
La medaglia d’oro però non può che andare a Yves Baraye, capocannoniere con 20 reti. Centravanti o rifinitore, l’ex attaccante di Torres e Juve Stabia, classe ’92, ha letteralmente devastato gli avversari e incantato i tifosi grazie a un bagaglio tecnico e atletico degno della categoria superiore. Da lui, salvo sorprese, partirà la corsa verso la promozione in B, inevitabile obiettivo da fissare fin d’ora per la prossima stagione. Ma una citazione va anche per l’immediato attaccamento l’ex aequo tra Riccardo Musetti (autore dello storico primo gol in D) e Daniele Melandri, rivelatisi spalle ideali di Baraye, tatticamente più compatibili con il totem dell’attacco crociato rispetto allo sfortunato Longobardi, condizionato dalla frattura al malleolo rimediata a novembre a Castelfranco, e a Matteo Guazzo, arrivato a stagione in corso e forse l’unica nota non del tutto intonata della stagione.
Davide Martini