La società ligure ha pareggiato sul campo contro il Gozzano ma avrà partita persa a tavolino.

Lo Stadio "Sivori" di Sestri Levante

Lo Stadio “Sivori” di Sestri Levante

“Purtroppo abbiamo fatto un pasticcio con le sostituzioni, ci siamo subito resi conto, ma ormai il guaio era stato combinato ed ora avremo una gara dominata persa a tavolino”. Stefano Risaliti, presidente del Sestri Levante (Serie D girone A), non cerca alibi e neppure colpevoli. L’1-1 contro il Gozzano è stato vanificato da un errore nei cambi all’inizio del secondo tempo. Gallotti (classe 1995) ha sostituito Usai (96) al 51’ facendo venir meno il rispetto della regola dei cambi, pur senza alterare l’andamento della gara.

Il presidente non fa drammi: “Sono cose che possono capitare, dispiace perché non avremmo meritato di perdere e, non posso nascondere, che certi atteggiamenti degli avversari a fine gara mi abbiano dato fastidio. Abbiamo subito rimediato all’errore, facendo entrare Provenzano, che doveva sostituire Usai, ma il guaio era già stato fatto. Mi è piaciuta comunque la reazione dei ragazzi, non abbiamo mollato, abbiamo pressato per venti minuti, trovato il pari ed espresso un ottimo gioco. Il Gozzano è andato avanti al 3’ per un’ingenuità di Stancampiano e poi li abbiamo presi a pallonate”.


Sono passati quattro minuti dall’ingresso di Provenzano (classe 1996) al posto di Marinai (1993), ma costeranno un punto, l’1-1 sarà, infatti, trasformato in 0-3, in caso di ricorso, già preannunciato, del Gozzano. Dopo l’ultima straordinaria stagione, il Sestri Levante non ha ancora perso le speranze di agganciare il quinto posto ed i play off. “Purtroppo siamo stati vessati dagli infortuni, l’ultimo di Zizzari, la nostra punta d’esperienza, ma non posso dimenticare, tra gli altri, quelli di Mobilio e Campinoti. Anche domenica abbiamo perso Owosu. Aggiungiamo i cinque rigori sbagliati, che sono costati almeno altrettanti punti, ed i conti sono facili da fare, saremmo a ridosso del Pinerolo, che occupa l’ultimo posto valido per la seconda fase”.

fonte: genova.repubblica.it