Da oggi è disponibile su Netflix “Il Divin Codino“, film che ripercorre la straordinaria carriera di Roberto Baggio: forse il più grande calciatore italiano di tutti i tempi.

La Carriera

Con all’attivo 726 partite e 323 gol, Baggio è stato capace di far innamorare appassionati di calcio di tutte le età. Un amore ricambiato dai suoi tifosi, che gli si sono stretti intorno anche dopo quel maledetto rigore sbagliato nel 1994 a Pasadena (USA), calciato sopra la traversa. Uno dei suoi pochi errori dagli 11 metri ha segnato la storia calcistica di una nazione intera, da generazione in generazione. Lanerossi Vicenza, Fiorentina, Juventus, Milan, Bologna, Inter e Brescia, sono queste le maglie che ha indossato il Divin Codino, tutte onorate a suon di gol.

Amore e Odio

La storia di Baggio è attraversata da rapporti difficili con gli allenatori. Uno su tutti: Marcello Lippi. L’allenatore toscano ha avuto con Baggio una relazione molto difficile, prima alla Juve, poi all’Inter. Nella sua autobiografia “Una Porta nel Cielo”, il Divin Codino racconta di come un sergente Lippi vietava al fantasista veneto di mangiare l’insalata con il peperoncino, oppure richiamava duramente i compagni di squadra (Vieri e Panucci)  che lo applaudivano in allenamento dopo un lancio ben riuscito.
Differente il rapporto con Carletto Mazzone, un secondo padre come lo ha definito più volte Roberto. “Mi ha cercato in un periodo in cui non mi voleva nessuno ed ero disoccupato”, ha detto spesso e volentieri il Divin Codino. Famosa la clausola nel contratto ai tempi del Brescia in cui c’era scritto che se avessero esonerato Mazzone, lui sarebbe andato via dalle rondinelle. Indimenticabile poi la corsa dell’allenatore romano verso la curva dell’Atalanta al 3-3 di Baggio in un pirotecnico derby tra le due squadre: un episodio storico del calcio italiano.

L’Uomo oltre il campione

Baggio è amato, oltre che per i grandi meriti sportivi, anche per la sua semplicità. Il suo essere uomo prima che giocatore. Lo ha dimostrato durante i due grandi infortuni subiti. Il primo, il più traumatico è quello del 1985: rottura del crociato anteriore e menisco, 220 punti interni e graffette a suturare la ferita dell’intervento. L’altro nel 2002, al Brescia. Sempre crociato anteriore da cui recuperò in soli 76 giorni, un tempo che sarebbe impensabile anche oggi.
I rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli“. In questa frase è racchiusa l’essenza di Roberto Baggio. Quel Divin Codino amato da tutti che ha fatto innamorare del calcio milioni di bambini, sognando a occhi aperti. Perchè almeno una volta nella vita in un cortile con un pallone tra i piedi, ognuno di noi è stato Roberto Baggio per qualche ora.