Un’altra stagione calcistica si è praticamente conclusa, e anche quest’anno i calciatori di A e B hanno patito infortuni di varia natura: muscolare, traumatica, articolare.
Rispetto a un decennio fa, pare proprio che gli infortuni siano aumentati. Ma perché succede?
Intanto, il calcio è uno sport che sollecita parecchio le articolazioni e i muscoli. Gli appassionati di calcio conoscono bene gli infortuni tipici del calcio: chi di noi non ha mai sentito pronunciare da giornalisti, allenatori e addetti ai lavori le parole affaticamento muscolare, contrattura, distorsione?
Nel gioco più bello del mondo, sono soprattutto gli infortuni agli arti inferiori a farla da padrone.
Se l’affaticamento muscolare e la contrattura sono infortuni lievi, che di solito si risolvono in pochi giorni, quando sentiamo che un giocatore della nostra squadra del cuore ha subito uno stiramento, una lesione al legamento o una brutta distorsione tremiamo, perché sappiamo che ciò si traduce in lunghe settimane di assenza, settimane da dedicare a recupero e riposo.
Perché così tanti infortuni, dunque?
Tra le cause, c’è sicuramente il calendario troppo fitto: tante partite e pochi allenamenti hanno un effetto deleterio su muscoli e articolazioni dei calciatori, perché manca il necessario riposo. Ma non è solo la frequenza delle partite a influire: anche la pressione a cui sono sottoposti i professionisti, lo stress legato alle tante partite, può contribuire a causare infortuni muscolari
Anche le metodologie di allenamento contano. Se fino a pochi decenni fa, la preparazione atletica dei calciatori era, per così dire, legata a metodi tradizionali, oggi la scienza medica ha permesso di creare metodologie di allenamento tarate sulle caratteristiche del singolo calciatore.
Tuttavia, secondo alcuni professionisti del settore, ancora ci sarebbero delle lacune nella preparazione del calciatore professionista. Intervistato da Sky qualche anno fa, Claudio Tozzi, preparatore atletico, ha messo in discussione alcuni dogmi che ancora circolano nel mondo del calcio, per esempio quello sull’uso dei pesi: secondo lo specialista, infatti, i calciatori utilizzano carichi troppo leggeri.
“Fare pesi, per un calciatore, deve significare lavorare sulla fibra bianca del muscolo, quella che serve per aumentare la velocità dello scatto, per superare gli avversari e per saltare. In palestra i giocatori sollevano carichi bassissimi, inutili all’incremento della forza”. Secondo Tozzi, dunque, il pregiudizio nei confronti della pesistica andrebbe a nuocere alle prestazioni dei calciatori e influirebbe sul numero di infortuni (accanto al già citato calendario troppo fitto).
Eppure, intervistata di recente dalla Gazzetta, Laura Bertelè, fisiatra specialista in rieducazione motoria, ha messo sotto accusa il potenziamento muscolare “indiscriminato e squilibrato” che riguarda il calcio, ma non solo: secondo la specialista, un calciatore dovrebbe lavorare sui muscoli che utilizza, non fare pesi come li farebbe un culturista. Stacchi, cambi di velocità e direzione, corsa: un calciatore, per rendere al meglio e allontanare gli infortuni, dovrebbe fare un lavoro molto specifico.
In effetti, pensando a giocatori come Pato, che probabilmente ha risentito di una preparazione fisica non adatta ai suoi muscoli, il dubbio sollevato dalla specialista sembra tutt’altro che campato nell’aria.
Un ruolo importante lo riveste anche l’alimentazione. In Italia, la cultura alimentare permette ai giocatori di avere un piano personalizzato sulle proprie caratteristiche e necessità. Per esempio Antonio Conte, appena diventato campione d’Italia con l’Inter (ma il cui futuro è ancora un’incognita), aiutato dal nutrizionista Matteo Pincella, per la sua squadra ha voluto una dieta molto rigida, Tra gli alimenti del regime alimentare nerazzurro, troviamo pasta shirataki, preparata con farina di konjac, patate dolci, pesce, tacchino e pollo.
Lo stesso Lukaku, protagonista dello scudetto nerazzurro, ha dichiarato di aver cambiato il modo di cibarsi da quando è in Italia, migliorando il proprio stato fisico e allontanando il rischio di infortuni: “Mangio molta insalata, pesce, che ha un ottimo effetto su di me. Mi piace la carnitina, mi fa stare bene, e assumo vitamine. La mia dieta consiste in insalata per pranzo, molto petto di pollo, pasta shirataki”.
Insomma, gli infortuni nel calcio sono causati da una serie di fattori concomitanti:troppe partite, allenamenti talvolta non ottimali, alimentazione non sempre corretta. Migliorare tutti questi aspetti, però, riduce notevolmente il rischio di infortuni seri, un danno per il singolo calciatore, per la squadra e per il calcio tutto.