Carlos Tevez è giunto al termine della sua avventura con il Boca Juniors. E, forse, anche di quella con il calcio giocato. Ad annunciare il ritiro è lo stesso giocatore, apparso visibilmente commosso ed emozionato durante la conferenza stampa di addio.

È un arrivederci, non un congedo definitivo. Con queste parole, Carlitos Tevez ha comunicato il suo addio al Boca Juniors. Il 37enne attaccante argentino ha precisato che continuerà ad esserci per i tifosi del club azul y oro. Non più sul campo da calcio, ma come “Carlitos del popolo”.

Trattenendo a fatica le lacrime, è stato lo stesso Apache a rivelare di non essere più in grado di dare quel 120% di impegno fisico e mentale necessario per giocare in una squadra competitiva come il Boca. Le sue parole suonano come un saluto conclusivo al calcio giocato, specialmente se aggiunte ad altre che esprimono l’intenzione di dedicare più tempo alla famiglia.

 

Carlos Tevez (Fonte: ilnapolista.it)

Carlos Tevez (Fonte: ilnapolista.it)

 

L’addio di Tevez e la perdita del padre

Le imprese di Tevez resteranno nel cuore degli appassionati di pallone, imprese che hanno fatto sognare tifosi, impazzire le quote calcio e innamorare i bambini.
Il suo addio si consuma in un anno particolarmente difficile per il numero dieci argentino, che lo scorso febbraio si è trovato a fare i conti con la morte dello zio e padre adottivo.

Segundo Tevez si è spento al termine di una lunga malattia, aggravatasi dopo aver contratto il Coronavirus. Carlitos non ha mai nascosto il profondo sentimento che lo legava a Don Segundo. Lo zio l’aveva adottato dopo l’abbandono da parte della madre biologica e non gli aveva mai fatto mancare niente nonostante le ristrettezze e le difficoltà causate dalla povertà.

Nelle parole di congedo dell’Apache si legge la necessità sempre più stringente di stringersi alla famiglia colpita dalla perdita, e di dedicare del tempo all’elaborazione del lutto. Tempo che non ha avuto finché è stato preso dagli incalzanti impegni calcistici della stagione appena conclusa.

 

Dal barrio al Boca: gli esordi di Tevez

Dalle favelas argentine ai più importanti stadi del mondo, la storia di Tevez ha fatto breccia nel cuore dei tifosi e non solo. Carlitos è diventato un esempio per tutti i bambini svantaggiati che cercano nel calcio una forma di riscatto e realizzazione personale. Cresciuto nel barrio di Fuerte Apache, uno dei quartieri più pericolosi e degradati di Buenos Aires, trascorre i pomeriggi con il pallone ai piedi sognando di indossare la maglia del Boca.

Ancora giovanissimo, viene notato dall’allenatore delle giovanili dell’All Boys, una delle squadre professionistiche della capitale argentina. A 13 anni lo scovano i talent scout boquensi, che riescono ad arruolarlo tra le loro fila. Ci vogliono appena quattro anni perché l’Apache esordisca nella prima squadra. È il 21 ottobre 2001 quando l’allenatore Oscar Tabarez lo fa scendere in campo nella partita di inizio campionato contro i Talleres de Cordoba.

L’8 luglio 2002 segna la sua prima rete, durante il match in Copa Libertadores contro l’Olimpia Asuncion. Ma è la stagione successiva che lo consacra a vero e proprio idolo xeneize, tanto da essere soprannominato il “il giocatore del popolo”.

 

Gli anni della consacrazione

Nel 2005 il campione argentino accetta la corte del Corinthians, che gli offre 16 milioni di dollari per portarlo in Brasile. Il club conclude la stagione con la vittoria del campionato nazionale. È a questo punto che Carlitos si accorge di essere troppo forte per limitarsi a giocare in Sud America. Il 31 agosto 2006 approda in Inghilterra, prima al West Ham e poi al Manchester Utd e al Manchester City.

In Italia arriva nel 2013, giocando nella Juventus di Antonio Conte e successivamente in quella allenata da Massimiliano Allegri. La permanenza in Europa gli è valsa tra le tante vittorie la conquista di tre campionati inglesi, due scudetti italiani, una Champions League e una coppa intercontinentale. Nel 2015 torna in Argentina a rivestire l’amata maglia giallo blu del Boca.

 

Conclusioni

Il ritiro del jugador del pueblo lascerà un vuoto incolmabile nel cuore dei tifosi boquensi, la squadra che lo ha consacrato tra i campioni più grandi di sempre.